Festival Valle d'Itria - Ecco il programma della 37esima edizione
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Per la prima volta vengono resi noti con largo anticipo i nomi  dei tre direttori e dei tre registi. Proprio in questo ambito svetta  Gabriele Lavia che strappa un “perbacco” et similia a chi desiderava il  grosso nome. Con Lavia è difficile sbagliare uno spettacolo anche se si  tratta dei misconosciuti, per il pubblico italiano e certamente per lo  spettatore salentino, “Des ring des Polycrates” di Korngold e “Der  geheime Konigreich” di Krenek.
{affiliatetextads 1,,_plugin}Gli altri due registi sono Timothy Nelson (per l’“Aureliano in Palmira”  di Rossini), eclettico talento americano che maneggia bene sia Couperin  che Philip Glass, e Juliette Deschamps (per “Il novello Giasone” di  Cavalli-Stradella. Una passione per il teatro coltivata a Parigi da  giovanisima ed un incontro determinante, quando è il momento di  debuttare, quello con il celebre soprano Anna Caterina Antonacci, che  non dimentica mai le sue radici a Lecce. Come per Lavia, c’è un secondo  desiderio del pubblico del Valle d’Itria: rivedere sul palcoscenico del  Festival l’Antonacci, molti anni dopo la sua indimenticabile  “Incoronazione di Poppea”. Tanto più che quest’anno, invitata dal  direttore artistico, Anna Caterina figura fra i docenti dell’Accademia  di canto, rinnovata ed intitolata adesso a Rodolfo Celletti, primo  direttore della rassegna.
 Parafrasando Celletti che si domandava, in uno dei suoi scritti:  “Andare all’opera per ascoltare un’aria o per assistere a uno  spettacolo?”, poichè la prima dovrebbe essere la risposta esatta, ecco  allora i nomi dei direttori che quell’aria sanno ottenere: Giacomo  Sagripanti viene riconfermato, dopo la prova dello scorso anno, per  Rossini; e lo stesso discorso vale per Diego Fasolis che guida dal podio  Cavalli-Stradella; al debutto martinese invece Roman Brogli-Sacher,  nato in Svizzera, ed ora direttore del Teatro di Lubecca con cui il  Festival coproduce i due lavori di Korngold e Krener, rafforzando quei  rapporti internazionali che furono un vanto della precedente direzione  di Sergio Segalini.
 Il programma del Valle d’Itria si concentra quasi tutto a luglio,  con le tre opere distanziate come ai vecchi tempi, il che imporrà delle  scelte ben precise al pubblico non locale, non stanziale, ed ai  critici. Altro elemento di novità: su dodici appuntamenti previsti dal  cartellone, ben otto sono interamente consacrati al Novecento o per  buona parte debitori (un concerto può cominciare con Liszt e chiudersi  con Stravinskij). È un cambio di rotta che imporrà una mutazione del  pubblico con le inevitabili defezioni. In compenso, per i transfughi, il  luglio pugliese assicura una “Madama Butterfly” proposta dal  Petruzzelli.
{affiliatetextads 2,,_plugin}Accanto alle opere, alla pagina di musica sacra nella collegiata  di San Martino (un altro Cavalli-Stradella), ad una serata dedicata alla  musica corale (Rossini), figurano tre concerti sinfonici. Celletti  diceva che “i cinquantenari, centenari, bicentenari, hanno tanto senso  quanto la scoperta della macchina per tagliare il brodo”, ma l’occasione  è talmente speciale che si può fare un’eccezione: uno dei concerti è  consacrato al quarto di secolo di collaborazione con l’Orchestra  internazionale d’Italia, colonna portante della manifestazione. Un altro  concerto, con musiche di Rossini e Verdi, è legato alle celebrazioni  del 150mo anniversario dell’Unità d’Italia.
 Contemporaneamente allo svolgersi di questo programma prende  avvio, nel chiostro di San Domenico, “Novecento ed oltre” un percorso di  compositori che si chiamano Schulhoff, Kagel, per non dire poi Mahler,  Schönberg, e di nuovo Stravinskij ed il giovanissimo Francesco Cilluffo,  torinese, allievo di Gelmetti. Inoltre l’opera-gioco per bambini  “Costruiamo una città” di Hindenith.
 In chiusura di programma gli esiti del workshop per il vivaio del  Festival: qui forse farà capolino la musica di un compositore pugliese,  il grande assente del programma, finora, nonostante la tradizione.
 In conclusione, l’assegnazione del premio Rodolfo Celletti. Prevista la  solita cornice di mondanità che rende il Valle d’Itria un appuntamento  irrinunciabile dell’estate.
di Anita PRETI - Quotidiano di Puglia