Guccini è autore di alcune delle più celebri canzoni italiane di tutti i tempi (Auschwitz, La locomotiva, L’avvelenata, Un altro giorno è andato, Noi non ci saremo, Il vecchio e il bambino, Via Paolo Fabbri 43, Dio è morto, Autogrill, Eskimo, Cyrano, Quattro Stracci, solo per citarne alcune) e ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti (Premio Tenco, Premio Librex-Guggenheim Eugenio Montale, Laurea ad honorem in Scienze della Formazione presso le Università di Bologna – Modena e Reggio Emilia). Nel 2004 è stato insignito del titolo di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi.

{affiliatetextads 1,,_plugin}Nel suo spettacolo non esiste alcun effetto scenico; l’unica cosa che conta è il rapporto che si stabilisce fra pubblico ed interprete. La sua musica spazia, attraversando tutte le generazioni. Gli adolescenti, gli adulti e gli anziani, ognuno è alla ricerca di qualcosa di diverso e trova all’interno delle sue parole e della sua musica un proprio privato e sottile spazio identificativo. Ama considerarsi appartenente alla famiglia dei cantastorie dai quali ha ereditato una tecnica raffinata nella costruzione dei versi delle sue canzoni, unica nel suo genere. Guccini è certamente “politico”, ma nel senso lato del termine.

Politico è il suo modo di raccontare le cose, mai, o quasi mai, avulse da una realtà che dal particolare (necessariamente) può, anche arrivare all’universale. Politico è il suo modo di poetare (meglio sarebbe dire narrare, essendo probabilmente Guccini un narratore, non un poeta) strettamente legato ad una forma dubitativa espressa attraverso una velata ironia che è una delle caratteristiche più interessanti di Guccini. Il ma, il forse, l’oppure cui ricorre ampiamente nelle sue canzoni servono a stemperare le sue affermazioni, che, più che tali, sono invece pensieri suscettibili di diverse interpretazioni.

Secondo Umberto Eco, Francesco Guccini è “il più colto dei cantautori in circolazione: la sua poesia è dotta, intarsio di riferimenti…”. Il Premio Nobel Dario Fo lo considera “la voce di quello che un tempo si diceva il “movimento”. Oggi, semplicemente una voce di gioventù. E cioè di granitica coerenza con il proprio linguaggio e pensiero. Nella sua opera c’è un discorso interminabile: sull’ironia, sull’amicizia, sulla solidarietà”.

Il 25 gennaio 2011 è uscito “Malastagione”, il quinto capitolo della fortunata serie di gialli scritti a quattro mani con Loriano Macchiavelli.

Francesco Guccini è accompagnato sul palco da Ellade Bandini (batteria – percussioni), Juan Carlos “Flaco” BiondiniRoberto Manuzzi (sax-armonica-fisarmonica-tastiere), Antonio Marangolo (sax – percussioni), Pierluigi Mingotti (chitarre), (basso), Vince Tempera (pianoforte – tastiere).