Da stornellatore moderno e cantautore metropolitano Mannarino compone musiche di confine, eclettiche e contaminate, ispirate ai suoni ed ai volti di una via Casilina globalizzata dove Gabriella Ferri passeggia con Manu Chao e Domenico Modugno va a braccetto con Cesaria Evora. Nei suoi testi, macchiati dai forti toni del surrealismo, si vivono storie oniriche e tragicomiche di pagliacci, ubriachi e zingari innamorati. Partendo dalle sonorità e dai ritmi della musica popolare italiana Mannarino condisce il proprio mondo con elmenti di musica dagli echi est europei balcanica e zingareschi, con citazioni felliniane e evoluzioni circensi. Nascono così i testi di Mannarino, che hanno il profumo di vecchi saloni densi di fumo, e il sapore acre del vino che, per dirla con una citazione caposseliana rivisitata, "strega le parole". Un artista della parola e dei suoni, che si esibisce nell'area concerti di Torre Suda e regala uno spettacolo a cui è difficile poter resistere.