Dopo un naufragio,” spiega il Prof. Nuzzolese, “la polizia scientifica identifica i cadaveri recuperati mostrando le foto del viso ai migranti superstiti. Tuttavia, per i corpi decomposti questa tecnica non è evidentemente applicabile. In questi casi, si può fotografare solo la porzione anteriore dei denti e mostrarla ai familiari o conoscenti per riconoscere caratteristiche dentali peculiari, tipiche di un sorriso durante un selfie. I denti ruotati, i diastemi tra i denti, le anomalie di forma come il dente conoide o semplicemente denti mancanti o fratturati, sono caratteri identificavi secondari facilmente riconoscibili proprio ai familiari e conoscenti della vittima".

Questa metodologia supera un consolidato luogo comune secondo cui l’odontologia forense può identificare un cadavere solo tramite cartelle cliniche o informazioni odontoiatriche. "In realtà,” continua Nuzzolese, “poiché è molto improbabile che i familiari di migranti clandestini si presentino esibendo radiografie, cartelle odontoiatriche o oggetti con il DNA dello scomparso, si può iniziare il processo identificativo attraverso le informazioni dentali che possono contribuire a un riconoscimento molto tempestivo ed efficace.

Il progetto MDVI: affrontare una crisi umanitaria globale. Ogni anno, migliaia di migranti perdono la vita attraversando il Mediterraneo e altre rotte migratorie pericolose. Solo il 25% delle vittime viene identificato, lasciando le famiglie senza risposte e impedendo loro di elaborare il lutto.  Il progetto MDVI, avviato nel 2023, coinvolge una rete interdisciplinare di esperti in antropologia e odontologia forense, intelligenza artificiale, droni, tecnologie digitali e scienze sociali provenienti da oltre 35 paesi europei. L’obiettivo è sviluppare protocolli standardizzati per l’identificazione delle vittime e promuovere la cooperazione internazionale tra governi, organizzazioni umanitarie e famiglie. Tra le innovazioni chiave del progetto figurano: Tecniche di identificazione craniofacciale avanzata, uso di droni per la localizzazione di resti umani in aree remote, applicazione dell’intelligenza artificiale per l’analisi e il confronto dei dati ante-mortem e post-mortem, utilizzo delle informazioni dentali per il riconoscimento rapido e affidabile.

Un dovere morale e legale “L’identificazione delle vittime è un dovere morale e un diritto fondamentale delle famiglie,” afferma il Professor Nuzzolese, responsabile del laboratorio di ricerca identificazione personale e odontologia forense (LIPOF) dell’Università di Torino. “Attraverso l’uso di tecnologie digitali odontoiatriche, come la radiologia e la fotogrammetria, e l’approccio interdisciplinare, possiamo affrontare questa sfida globale con maggiore efficacia, proteggendo i. diritti umani anche dei corpi senza nome.”

L’Università di Torino si impegna per la giustizia e la dignità delle vittime migranti. Il progetto MDVI non si limita alla scienza, ma mira infatti anche a combattere le discriminazioni e le disuguaglianze di genere e sociali che spesso aggravano la situazione dei migranti. Inoltre, si sta lavorando alla creazione di politiche europee condivise che includano i disastri migratori sotto l’ombrello delle procedure di Disaster Victim Identification (DVI).
La comunità accademica della medicina legale universitaria di Torino invita tutti gli interessati a partecipare al webinar “Sfide nell’identificazione dei migranti deceduti: oltre la medicina legale” che si terrà il prossimo 2 settembre 2025, e all’annuale conferenza MDVI a Lisbona il 23 settembre 2025.

Per ulteriori informazioni, contattare:  
LIPOF, Sezione di Medicina Legale, Università di Torino
Responsabile: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.  

L'immagine del barcone di questo articolo è generate dall'AI per il rispetto del dolore delle vittime della migrazione.