Secondo Vendola, "se l' Acquedotto diventa proprieta' privata di qualche grande impresa internazionale e' sicuro che avremo molti meno investimenti nella rete fognante, nei laboratori di controllo della qualita' delle acque e avremo naturalmente tariffe molto piu' alte. Per questo, noi invece pensiamo - ha sottolineato ancora Vendola - che l'acqua non possa essere considerata una merce come le altre: l'acqua e' un diritto, e' un bene comune, vogliamo difendere con le unghie e con i denti l' Acquedotto come una proprieta' del Mezzogiorno d'Italia, dei pugliesi e dei meridionali, e vogliamo, quindi, anche per legge, con la ripubblicizzazione blindare la nostra proprieta' pubblica". "Oggi siamo di fronte ad un'Azienda che, secondo anche indicatori oggettivi, viene considerata di eccellenza, allora - ha ribadito - abbiamo preso la rincorsa e possiamo fare il salto verso il futuro, cioe' verso la ripubblicizzazione di Acquedotto, chiudere definitivamente la partita con coloro che, truccando il gioco dei beni comuni pensano di poter mercificare l' acqua e privatizzare l'Aqp".

{affiliatetextads 1,,_plugin}"Noi abbiamo, per 5 anni, preso la rincorsa per risanare un'azienda che era stata spolpata viva, per rimetterle addosso competenza, modernita' tecnologica, per cominciare a riparare le reti, che non avevano da troppi anni la giusta manutenzione, per contrastare - ha concluso - il fenomeno di quelle perdite amministrative dovuto alla senescenza del parco dei contatori e dovuto al fatto che gli enti pubblici non pagavano la bolletta all'Acquedotto".(AGI) Cli/Sec