Per decenni, tre per la precisione, la cava è stata un immondezzaio. Chiunque ha potuto abbandonare indisturbato rifiuti di ogni genere: mattoni forati, onduline di eternit, scheletri di vecchie auto, biciclette e persino elettrodomestici. Una beffa per un’area grande quasi ottomila metri quadrati, lontana solo 150 metri dal fiume Ofanto e appartenuta ai conti Cafiero. L’intervento di riqualificazione, messa in sicurezza e bonifica è costato 300mila euro, soldi stanziati dalla Regione Puglia. Ma presto ne arriveranno altri. «Siamo pronti a impiegare i 500mila euro stanziati dal Fesr, il Fondo europeo di sviluppo regionale, per finanziare il progetto di fruizione delle strutture di archeologia industriale che sorgono nella cava» annuncia il primo cittadino e puntualizza: «Così l’area sarà pronta a sviluppare piani di educazione ambientale destinati ai più giovani».

{affiliatetextads 1,,_plugin}Nella parte più grande della cava infatti, si staglia un vecchio mulino. A guardarlo da lontano sembra una struttura appartenente a epoche preistoriche e invece risale a pochi secoli fa. E’ in legno e assomiglia a una palafitta. Gli abitanti del paese lo chiamano «frantoio macina sassi» ricordando i tempi passati in cui la pietra veniva estratta, lavorata e venduta. A breve sarà rimesso a nuovo. Completerà la storia del parco. «Era un peccato vedere la cava sprofondare dall’immondizia», sospira Gaetano. Ha 78 anni e da quando è in pensione cura un piccolo appezzamento di terreno coltivato a pescheto. La strada che passa davanti a contrada "San Samuele" in cui insiste la cava, la percorre in bici e dispiaciuto in questi anni, ha guardato lo scempio. «Sono proprio contento che diventa un parco, ora però bisogna stare attenti al fiume», dice l’anziano. Anche dal corso d’acqua infatti, sono arrivati i rifiuti forse i più difficili da arginare e individuare. Gli scarichi industriali sversati illegalmente nel fiume hanno lambito la cava danneggiando piante e fiori anche rari, come l’orchidea "ophrys collina". Più volte i volontari di "Legambiente" sono intervenuti per ripulire la zona e il torrente ma bastavano poche settimane per consentire a veleni, plastica, ferro ed eternit di sporcare nuovamente la zona. La bonifica è stata complessa proprio a causa dell’inquinamento. L’intera zona più volte in passato è stata sequestrata dalle forze dell’ordine.

Le risorse messe a disposizione dal "Gal daunofantino" tre anni fa, sfumarono proprio per la presenza della spazzatura. « Perdemmo 200mila euro perché era ancora a zero la caratterizzazione dei rifiuti che rappresentava il primo atto per la riqualificazione» ricorda Puttilli. Solo a caratterizzazione finita, l’Amministrazione comunale ha potuto intercettare le risorse necessarie per progettare e realizzare le opere di riqualificazione dell’intera area. Non è escluso che il parco possa anche accogliere gli amanti dello sport. La cava si sviluppa su due livelli, è ricca di anfratti e piccola cavità inesplorate. Gli amanti del trekking sono avvisati

Alba Di Palo - Corriere del Mezzogiorno