A questa moltitudine Nichi Vendola ricorda che insieme bisogna continuare a fare e raccontare la Puglia migliore, per essere d’esempio ad un’Italia migliore: “E’ difficile vedere da Palazzo Grazioli, dove regnano ninfe, escort e Apicella con il suo mandolino i 3 milioni di italiani senza lavoro – sottolinea subito Vendola – mentre Berlusconi occupa la scena politica ma l’Italia di lui si è stancata. A Bari non ha trovato i 100 mila baresi che lo accolsero nel 1994 quando arrivò con la nave Azzurra, ha trovato un padiglione 18 in Fiera del Levante mezzo vuoto”.

{affiliatetextads 1,,_plugin}Vendola poi ripete ai baresi le politiche in materia economica fatte in questi cinque anni dalla sua giunta, la rimodulazione dell’Irpef a carico solo dei ceti più ricchi, paragonandole al bond fatto da Rocco Palese, “un asino dalle orecchie lunghe, che per coprire il disavanzo firma carte senza conoscere l'inglese. Noi almeno abbiamo aperto reparti e iniziato un nuovo corso nella sanità pugliese. Il san Paolo era un far west e oggi in quell’ospedale si fanno gli screening per i tumori alla mammella, mentre al Di Venere il tunnel della vergogna oggi è stato bonificato e le sale operatorie sono state messe a norma. Il Policlinico è tutto in cantiere, perché dopo trent’anni alla faccia dei gufi che vogliono che tutto vada male quando si parla di sanità abbiamo iniziato a costruire l’ospedale del domani. Lo sa il medico Rocco Palese che abbiamo trovato nel 2005 macchinari per la diagnostica da museo? 70 mila pugliesi erano costretti ad andare fuori dalla Puglia a farsi curare perché i macchinari erano troppo vecchi, la Puglia era un Burundi e noi l’abbiamo riportata alla modernità, ma sappiamo bene che gli ospedali sono ancora assediati da squali e lupi famelici”.

Vendola ricorda a Silvio Berlusconi la diversità di comportamento sul tema della giustizia in politica, su Sandro Frisullo fatto dimettere al primo tremar di foglia e su Fitto lasciato a fare il ministro nonostante le pesanti indagini sul suo conto. Poi tornando sul berlusconismo il governatore uscente riprende la parabola del buon samaritano: “Era uno zingaro, una di quelle persone che oggi noi guardiamo con schifiltoso perbenismo. Lui si fece prossimo al viandante malmenato ci scrive Luca nel Vangelo; anche noi dobbiamo farci altro, accogliere l’altro, perché dell’umanità ferita non se ne parla mai, non si fa niente per essere davvero fratelli. Io intanto ho l’ambizione di liberare Berlusconi da se stesso, sconfiggere una cultura che ha fatto male all’Italia”. Ricorda le cose fatte per l’ambiente, dai 10 milioni di euro destinati alla Fibronit, primo atto della sua giunta, al no al nucleare e ai pozzi di petrolio, agli accordi con l’Ilva per passare da 10 nanogrammi a un nanogrammo di diossina concentrata in un metro cubo di aria di Taranto, ai programmi per i giovani. Saluta Michele Emiliano, sindaco di Bari che lo ascolta sotto il palco e poi torna nuovamente su Silvio Berlusconi: “Una volta mi ha apostrofato dicendomi ‘Uè Nichi’ e mi ha detto ‘ti fai crescere tutti quei capelli bianchi?’ Io ho molto rispetto per le persone anziane ma la bellezza non è solo palestra, non è sfidare Dio ma riconoscere i nostri limiti, le nostre fragilità, le nostre impotenze. Silvio vai a fare il nonno”.

Nichi Vendola dopo aver bacchettato ben bene il fronte nazionale si dedica anche al suo vero e acerrimo nemico: Raffaele Fitto. “La destra teneva precari i lavoratori della sanità perché così poteva ricattarli, è un modo di fare da feudatario cattivo e venale. Ma la precarietà è insopportabile perché non rende libere le persone. Bisogna essere liberi dalla paura e dalla miseria, ecco perché dobbiamo lottare per porre sulla nostra Puglia un cartello: Terra Deprecarizzata. Tra me e i Pugliesi, come diceva Gramsci, c’è una connessione sentimentale. La politica è vedere le ferite e le bellezze, è dialogo e accoglienze e deve dare speranza. Per me è stato un anno difficilissimo il 2009, in 35 anni ho lottato per le regole e le fondamenta di una convivenza civile e vedere la questione morale bussare alla porta è stato doloroso, per me che ho come unica ricchezza la credibilità e la storia della mia vita. Ma io sono nel potere non sono del potere e la vera idea che mi ha portato a vincere cinque anni fa è stata nei luoghi del potere immaginare che potere è rispondere alle domande di rispetto e non esercizio feudale di comando”. Dopo un’ora di comizio Nichi Vendola saluta per andare nella sua Terlizzi. L’appuntamento ora è nelle urne e, se va bene, lunedì notte in piazza…della Libertà.

(C) Barilive.it - Antonella Ardito