Per la verità un luogo era stato individuato, ma subito giudicato inidoneo, a causa della sua pendenza. Bisogna quindi insistere e forse qualcosa è stato trovato: sarebbe una discarica privata nell’agro di Ariano Irpino, un’area già riempita di rifiuti che il terreno della frana andrebbe a coprire. Ma non è semplice avviare la pratica di utilizzazione del sito, gravato da contenziosi legali. «Ma — aggiunge De Biase— se non sarà questo ne troveremo un altro. Una cosa è certa: ci vorranno 30 giorni dal momento in cui entriamo in possesso del sito, per poter ripristinare la viabilità ferroviaria, dopo aver asportato i detriti e rimesso a posto traversine e binari». Dunque, si può quantificare in uno slittamento di altri dieci giorni la soluzione della vicenda, iniziata con la frana il 12 marzo. Sotto traccia, comunque, qualcosa si muove, al di là di quanto deciderà o meno il Consiglio dei ministri. L’ad delle Fs, Mauro Moretti, si è incontrato con il sottosegretario Gianni Letta per discutere dello stato di calamità che sta penalizzando due Regioni. Penalizzazione che non avrà mai fine (non dimentichiamo che ci sono intere comunità, per quanto piccole, letteralmente isolate da ogni via di comunicazione) se non si interverrà in maniera strutturale, mettendo in sicurezza la montagna che sovrasta la ferrovia e da cui è franato il terreno.

{affiliatetextads 1,,_plugin}Per questo De Biase lunedì sarà a Salerno per mettere a punto con la Fondazione universitaria (strumento di cui si è dotato l’ateneo per offrire consulenze e servizi) un accordo— già delineato nelle sue linee guida— in base al quale la struttura commissariale si avvarrà delle conoscenze scientifiche e tecniche per mettere in sicurezza la montagna. «Se tutto procederà senza intoppi, cioè acquisizione dei poteri straordinari, requisizione di un’area di stoccaggio, ripristino della linea ferroviaria entro un mese circa, a giugno potremmo partire con l’intervento definitivo sull’area. Oggi, però — conclude il commissario — non sono in grado di fornire un attendibile crono programma di questi lavori, perché tutto dipende dalla qualità del terreno, delle falde acquifere. Posso dire, invece, che si procederà per lotti, per lavorare al meglio in base alle stagioni climatiche. Infine l’ultimo atto per cui mi batterò fino allo stremo, sarà la piantumazione». Come dire che decine e decine di alberi verranno piantati sulla montagna perché, come sanno anche i bambini in età scolare, le radici sono le migliori amiche del terreno, per impedire che frani a valle.

Rosanna Lampugnani - Corriere della Sera