La donna, infatti, si accorge della presenza di qualche nodulo al seno e subito si rivolge a uno studio privato di Milano per le analisi. Poi porta i vetrini all’ospedale di Saronno per l’esame citologico. Ma c’è qualcosa che non va: i vetrini vengono riferiti al seno destro, mentre il tumore è al seno sinistro. Vista l’incertezza, Maria Antonietta decide di rivolgersi ad altri per mettere luce sulle «discrepanze» registrate. Prende appuntamento con i medici della clinica «Macedonio Melloni» di Milano, dell’azienda ospedaliera «Fatebenefratelli».

{affiliatetextads 1,,_plugin}La diagnosi arriva, pungente: cancro da operare con urgenza.I medici milanesi le consigliano l’intervento chirurgico ma, una volta asportato il seno e sottoposto ad analisi, si scopre che nei tessuti non si nasconde nessuna cellula tumorale. Il seno è sano, è stato asportato per niente. In sostanza, per errore, un nodulo benigno è stato scambiato per un carcinoma. Maria Antonietta ora, oltre a dover fare i conti con la menomazione, è invalida al 50 per cento: non riesce a sollevare il braccio e non può più svolgere l’attività di assistente sanitaria come faceva prima. «Ero una persona sana e con una vita normale: ora ho perso tutto e mi sono ridotta a elemosinare» racconta la donna che adesso viene assistita dalla sorella e aiutata da alcuni vicini di casa. «Questa vicenda mi ha tolto tutto: dalla vita alla dignità e per questo io voglio giustizia». Maria Antonietta ha deciso di portare avanti la sua battaglia fino in fondo: «Vorrei ricevere - spiega - dall’ospedale di Saronno e dalla clinica Macedonio Melloni le scuse che non ho mai ricevuto».

di Gianni Sollitto - La Gazzetta del Mezzogiorno.it