Quelle contro Buffo e Fini sono solo le ultime due guerre di una lunga lista di scontri che non Feltri ma il centrodestra ha fatto a gara a dichiarare: il Vaticano, il Concordato, il tricolore, l’inno nazionale, i giudici, la Corte costituzionale, gli Agnelli, l’Ingegnere, Ezio Mauro, l’Avvenire, Famiglia Cristiana, la Repubblica, l’Unità, la stampa estera e quella nazionale, l’Unione europea e i suoi portavoce, e non ricordo più cos’altro. Alcune battaglie erano e sono più che giuste, sacrosante, ma in qualche caso è stata percepita una sorta di sindrome da accerchiamento, una forzata ricerca del corpo a corpo, quasi una chiamata alle armi, al grido di “molti nemici, molto onore”. Chi, però, ha memoria e qualche conoscenza della materia, ricorda anche come andò a finire.

Al suo posto, caro Presidente mi guarderei bene dal perseguire nuovamente quella strada bellicosa e rovinosa, che più di mezzo secolo fa intraprese l’altro Cavaliere. Il Berlusconi che io e la maggioranza degli elettori amiamo e vogliamo è il leader sorridente e inclusivo, il promotore e il garante dell’alleanza, l’uomo di governo concreto e operoso, e non il leader stanco e deluso, adirato e rancoroso, che fa la guerra a tutti. Per questo abbiamo già Maurizio Gasparri.

Salvatore Tatarella - eurodeputato PdL

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