Ci passavamo ogni giorno, davanti al rudere, come si passa davanti alla tomba di un parente caro, ricordandolo con affetto e nostalgia, ma rassegnati, consapevoli di non poterlo più rivedere.

Invece questa città e la Puglia tutta, e la parte migliore del Sud e dell'Italia, hanno saputo dimostrare che non esistono destini ineluttabili, che niente è impossibile.
Hanno saputo resuscitare non solo il teatro, ma la voglia di giustizia e di legalità, l'amore per le cose belle, la speranza che un luogo come questo sa dare.

Abbiamo saputo ricostruire non solo i palchi, la cupola, i fregi, ma un luogo della nostra anima. Quello dove la musica risuona e le parole si diffondono perché muovono i sentimenti e le passioni.
Perché costruiscono il senso di appartenenza a una comunità.

Una comunità che non si rassegna al ruolo di controfigura. Una comunità che da Bari, dalla Puglia, da tutto il Sud vuole gridare al mondo la sua dignità, anche attraverso una sinfonia, una stagione di prosa, un'opera lirica, un balletto. Una comunità che si sente oggi più viva che mai, riunita finalmente intorno al suo cuore nuovo.

E allora salgano al cielo, forti, le note dell'inno alla gioia, e siano la gioia delle genti del Sud, della loro dignità, dei loro diritti, della loro sete di giustizia e di uguaglianza, che nessun sopruso, nessuna mafia, nessun terremoto, nessuna alluvione potrà mai spazzare via.

Il pensiero commosso di tutti noi va ai nostri fratelli di Messina.

Pur di fronte a questo dolore, salgano alte le note della rinascita delle genti del Sud e, grazie a questa acustica straordinaria, le ascolti bene tutta l'Italia, le ascolti tutto il mondo, come mai ci hanno ascoltato prima.

E siano, finalmente, le note di una rinascita e di un sogno, non più evocati a parole, ma veri e vivi, come i suoni in questo meraviglioso teatro rinato.