{affiliatetextads 1,,_plugin}I genitori del ragazzo sottolineavano che i professori non avevano minimamente considerato la patologia del figlio, limitandosi a tener conto dei risultati insufficienti in quasi tutte le materie. Secondo i professori e il dirigente scolastico, la bocciatura avrebbe dovuto consentirgli di consolidare le sue conoscenze proprio nelle materie in cui aveva mostrato le maggiori difficoltà. Il Tar ha invece smentito quest’impostazione, e, richiamandosi anche ad alcune indicazioni del Ministero dell’istruzione, ha annullato il provvedimento, in quanto “il consiglio dei docenti, in sede di formulazione del giudizio finale sull’alunno affetto da disturbi di apprendimento (dislessia, disgrafia, discalculia). certificati da diagnosi specialistica, deve tener conto di tutti gli altri elementi di valutazione imposti dalla legge, diversi da quello prettamente tecnico dell'esito dei risultati tecnici conseguiti”.

Secondo Giovanni D’AGATA, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori gli addetti ai lavori (specialisti e insegnanti) devono maturare un'attenzione diversa verso il problema rimuovendo le posizioni che ostacolano questo processo di sensibilizzazione culturale.