Ieri, per fare un esempio, il presidente dell’U.S. Lecce, Pierandrea Semeraro, parlava di 2.800 abbonati a fronte dei 10.000 auspicati. La circostanza, evidenzia che la stragrande maggioranza dei tifosi si dimostra ostile, non a torto, alla sola idea della schedatura alla quale andrebbero incontro in caso di sottoscrizione della “Tessera”.

{affiliatetextads 1,,_plugin}Il provvedimento, o meglio la direttiva “Maroni” del 14 agosto 2009 che l’ha introdotta con il dichiarato intento di portare maggiore sicurezza all’interno degli stadi, era già stato bollato da molti come un’iniziativa da “ventennio” ed oggi che è in fase di piena attuazione dimostra la palese volontà di portare alla schedatura di centinaia di migliaia di cittadini per il tentativo di controllo di pochi facinorosi, mentre va a colpire il diritto alla privacy e riservatezza dei tanti cittadini e tifosi onesti che vanno semplicemente a seguire la propria squadra del cuore.

Ciò che stupisce ulteriormente, inoltre, è la grande operazione di marketing bancario – mascherata però da provvedimento per la “sicurezza” - avviata dal Governo, forse la più importante della storia economica italiana dopo la famigerata “social card”: la “tessera del tifoso” infatti, si presenta come una semplice “carta di credito” appartenente ai circuiti internazionali bancari più noti e potrà essere utilizzata, quindi, anche per fini strettamente commerciali e finanziari che vanno ben oltre la dichiarata volontà di controllare e perseguire i criminali.

Alla luce dei dati che porterebbero ad uno svuotamento degli stadi in favore dei grandi gruppi che gestiscono i diritti televisivi e degli inquietanti risvolti economico - finanziari della “carta di credito” del tifoso, Giovanni D’AGATA, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori chiede da una parte l’immediato ritiro del provvedimento, ritenendo che il biglietto o ticket nominativo fornisca già le più ampie garanzie di controllo dei facinorosi e dall’altra un aumento necessario dei fondi per la sicurezza alle Forze dell’Ordine, mortificati dai provvedimenti economici del Governo “Berlusconi”.