...ardendo una notte di passioni salentine, quelle della musica e dei sapori, del divertimento e della genuinità dello stare insieme, intorno a un cordiale falò. Si porta via la malasorte, i dispiaceri, le disavventure dell’annata, l’elemento purificatore che si rigenera in una benaugurale notte votata a ciò che riserva il futuro, il 2010 alle porte in cu riversare speranze e attese.

È una grande festa popolare che affonda le radici alla fine degli anni ’70, quando si consumava l’abbandono della terra per la corsa alle fabbriche, quello delle arti del legno e della creta che avevano alimentato i padri e i nonni. Il corpo e l’abilità delle mani lasciavano il passo alle macchine e all’intelletto, le bici venivano via via sostituite da auto e motorini, e un ruolo sempre più marginale si ritagliavano il dialetto, le canzoni, i racconti e il griko. Dalla storia di una terra che dimenticava giorno dopo giorno se stessa, che vedeva i suoi figli allontanarsi con in mano una valigia di sogni e cartone, balenò l’ispirazione di Giovanni Pellegrino,

ideatore e organizzatore della “Festa de lu focu”, portata avanti con successo dalla Bottega del Teatro, che col tempo divenne parte di un progetto culturale più ampio e innovativo: preservare i valori del passato come patrimonio da investire nel futuro.
E così, dal recupero della tradizione di Sant’Antonio Abate, con la “focara” anticipata a dicembre, affinché anche gli emigranti avessero l’opportunità di godere dell’incontro con le radici, e dalla riscoperta di sapori legati alla terra, in
particolare le “pignate” di legumi cotte sul fuoco, vide la luce e conobbe il successo la “Festa de lu focu”, che ormai da trent’anni, rischiara le tenebre invernali e quelle della dimenticanza. Alla lunga notte di Zollino si accompagnano i ritmi delle ronde, dei tamburelli, dei passi cadenzati attorno alla salvifica fiamma, insieme al gusto della tradizione culinaria salentina. Tutto ciò che sembrava perduto, rinasce dalle fiamme, tra la musica e i profumi degli stand che propongono un menu alla riscoperta dei sapori della tradizione zollinese, come la bontà della “sceblasti”, la pagnotta arricchita d’olio extravergine, olive nere, zucchine, pomodori, capperi e peperoncino, o la storia servita nel piatto, con i legumi “alla pignata” cotti al fuoco, proprio come un tempo.

A far ballare, intorno al falò, ci sono i ritmi che seguono il filo conduttore della serata: la tradizione. Aprono le danze, i Mascarimirì, seguiti da Kamafei e Mimmo Epifani (vedi rubrica Eventi), a partire dalle 19.

Marina Greco - Quisalento.it