Quello che l’Italia potrebbe essere costretta a sostenere a causa della perdita dei servizi ecosistemici dovuta al consumo di suolo tra il 2012 e il 2030, questa l’istantanea descritta dal Sistema nazionale per la protezione dell’Ambiente nell’edizione 2021 del rapporto sul “Consumo di suolo in Italia”, è un costo complessivo compreso tra gli 81 e i 99 miliardi di euro, in pratica la metà del Piano nazionale di ripresa e resilienza. E se la velocità di copertura artificiale rimanesse quella di 2 mq al secondo registrata nel 2020 i danni costerebbero cari e non solo in termini economici.... dal 2012 ad oggi, infatti, il suolo non ha potuto garantire la fornitura di 4 milioni e 155 mila quintali di prodotti agricoli, l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua piovana e lo stoccaggio di quasi tre milioni di tonnellate di carbonio.

E in Puglia il suolo consumato nel 2020 ha valori al di sopra della media nazionale (7,15%) e pari a 8,15% ossia 157.718 ha di suolo consumato con un consumo di suolo netto (2019-2020) pari a 493,11 ha e una densità di consumo di suolo netto (2019-2020) di 2,55 m2/ha.

Per Giuseppe Mastronuzzi, Direttore del Dipartimento di scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Bari, “il consumo di suolo è al tempo stesso una forma di dissesto idrogeologico e di inquinamento. Cambiamenti climatici, pratiche agricole ed urbanizzazioni estensive agiscono in maniera diversa ma con un risultato nel complesso drammatico. Se da una parte processi di urbanizzazione determinano la sottrazione di suolo attraverso la sua copertura, pratiche agricole devastanti quali la eliminazione di coperture vegetali naturali, lo spietramento e la polverizzazione espongono estese aree agli effetti del cambiamento climatico. E quest’ultimo determina un alternarsi di processi di disseccamento e di precipitazioni intense che, anche su superfici poco acclivi, inducono l’allontanamento di suolo con la sua irrimediabile perdita. Senza dimenticare che le coperture vegetali arboree ed arbustive costituiscono una delle prime difese verso l’aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera”.

Anche per Giovanna Amedei, Presidente dell’Org, “il consumo di suolo, inteso come fenomeno associato alla perdita di superfici originariamente agricole o naturali con coperture artificiale del terreno legate a loro volta alle azioni di trasformazione del territorio da parte dell’uomo, è un problema serio. La categoria dei geologi è impegnata da anni nel far capire le problematiche connesse al consumo di suolo che si traducono in maggiori superfici impermeabili e che, associate agli inevitabili cambiamenti climatici che stiamo vivendo, rendono il nostro territorio ancora più fragile con predisposizione ai dissesti geomorfologici ed idraulici. Non c’è più tempo da perdere”.

Antonello Fiore, Presidente Sigea, sottolinea quanto presente nei “rapporti Ispra che ci dicono che in Puglia negli ultimi tre anni si è consumato suolo pari alla costruzione di 2100 campi di calcio. Più che consumare suolo bisogna ritornare a curare il territorio attraverso opere di manutenzione dello stesso che ridanno funzionalità agli interventi già realizzati creando più occupazione e meno speculazione a danno dell’ambiente. Bisogna lavorare per avviare da subito quel processo di riduzione, e azzeramento al 2050, del consumo di suolo agevolando la rigenerazione urbana anche attraverso il recupero delle aree dismesse e la demolizione di vecchie opere e, se necessario, la ricostruzione di nuove con criteri diversi. Diciamo che alla base ci vuole coraggio politico e una visione lungimirante nell’interesse comune”.

Dopo il seminario seguirà la Cerimonia di premiazione della dodicesima edizione del Concorso fotografico “Passeggiando tra i paesaggi geologici della Puglia”.