Evidentemente non se lo è chiesto solo il Cavaliere a giudicare dal sondaggio Swg che sarà pubblicato oggi dal Corriere del mezzogiorno. Alla voce «popolarità del candidato» Vendola è tra il 42 e il 46, la Poli Bortone tra il 12 e il 16 e Palese tra il 38 e il 42. Cioè quattro punti sotto Vendola. Con un'aggravante: è pure quattro punti sotto la sua coalizione. Il centrodestra, secondo l'Swg, starebbe al 42, mentre il centrosinistra al 43,5 e i centristi al 13.

Puglia a rischio, dunque. E non è un caso che nell'agenda del premier un comizio con a fianco Palese non è stato ancora fissato: «Mandatemi un'idea e vi farò sapere», ha tagliato corto con chi gli ha sottoposto la richiesta. Difficile infatti che Berlusconi voglia mettere la sua faccia su un'eventuale sconfitta. Del resto, giorno dopo giorno, sul Tavoliere si assiste al malinconico tramonto del berlusconismo. Un paradosso, o quasi. Proprio mentre Vendola ne offre una sfavillante versione gauchiste, a partite dallo slogan «la poesia è nei fatti» - con tanto di iniziative sui risultati concreti in materia di turismo, giovani e industria cinematografica - Palese ha risposto con una prosa sconnessa, con tanto di gaffes che a immaginarle sarebbe quasi un capolavoro. Come quando «Rocco» ha presentato la sua candidatura: «Questo logo - ha esordito - sembra quello di un detersivo. Ma rende l'idea: sarò anch'io un detersivo. Pulirò la Puglia dalle incrostazioni dei questi cinque anni. Inforcherò lo spazzolone per tirare a lucido la regione». Metafore post-berlusconiane.

D'altronde la sua scarsa dimestichezza con lo spartito dei sogni il candidato pidiellino l'ha ostentata subito, quasi coma elemento si forza. Non c'è dichiarazione in cui non citi gli «atti amministrativi», i «vincoli contabili», i «referti finanziari della ragioneria». Peccato però che la «Volpe delle delibere» (così lo chiamano i suoi colleghi in consiglio regionale) proprio su una firma sbagliata ha incassato un duro colpo di immagine. Da assessore al Bilancio di Fitto sottoscrisse con la banca statunitense Merril Lynch un prestito da 870 milioni. Ebbene sul caso è aperta un'inchiesta - anche se Palese non è indagato - per truffa ai danni della Regione. Interrogato dai giudici Palese ha messo a verbale: «Non conosco l'inglese». Conclusione del gip: «Non ha capito cosa firmava». Sarà un dettaglio, ma sull'operazione la regione stava per perdere un centinaio di milioni di euro.

{affiliatetextads 1,,_plugin}Metafore, anche in questo caso. Del fatto che Palese pensa ad altro. Il «fare» coincide con la parola «voti». A prescindere, direbbe Totò. E in questi giorni la sua macchina da voti funziona a pieno ritmo, con vecchi schemi. Gli uomini del suo padrino politico Raffaele Fitto sono scatenati per affiliare sul territorio tutti quelli che hanno consenso - amici, amici degli amici - soprattutto negli altri partiti. Poi - questo il ragionamento - verranno le chiacchiere. E pure i sogni. È ormai chiuso l'accordo, con la garanzia di posti sicuri in lista, con i principali ras dell'Udc salentino, come Fabrizio Camilli, petroliere, eletto alle scorse europee con i centristi e Mino Frasca, il più votato al consiglio provinciale di Lecce, sempre col partito di Casini. Sarà arruolato assieme a tutte le sue truppe nella lista «Puglia prima di tutto».

Già, proprio la lista nella quale venne candidata la escort Patrizia D'Addario. È un segno del cedimento alla mondanità berlusconiana? Nient'affatto. Palese - unico tra tutti i candidati del centrodestra - ha platealmente dichiarato che di veline in lista non ne vuole. Un'intransigenza che non sarà piaciuta molto ad Angela Sozio, uno dei nomi che gira sin dalle candidature alle scorse europee. L'ex concorrente del Grande Fratello, nota anche per essere apparsa mano nella mano col premier in un servizio realizzato a Villa Certosa, ha pure fatto una stage all'Occidentale per imparare l'arte della politica. Contattata dal Riformista, taglia corto: «Se vuole - dice al telefono - le do il numero del mio avvocato. Grazie».

E riappende. Sarà perché non ama la testata. O perché, interpellando i colonnelli di Fitto sul territorio, si capisce che poche sono le chances di una candidatura: «In Puglia il listino non c'è. Lei non ha i voti e non possiamo permetterci di sostenerla». Nella lista «Puglia prima di tutto», dunque, di belle donne non ce ne saranno. Ma di affaristi sì. A partire dal capolista: Salvatore Grego detto «Tato». Del movimento politico è responsabile regionale ma soprattutto è rinviato a giudizio nell'ambito dell'inchiesta sullo scandalo della sanità pugliese che coinvolge l'imprenditore Gianpaolo Tarantini. Secondo l'accusa Greco, che all'epoca dei fatti contestati era consigliere regionale dell'Udc, sarebbe stato socio occulto di una delle società di Tarantini e ne sarebbe stato il garante politico: approfittava cioè della propria posizione per convincere le aziende sanitarie ad acquistare dalle società di Tarantini. Fatti, non detersivi.
sabato, 6 febbraio 2010
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