L’odontoiatra forense rappresenta una figura chiave in questo contesto perché l’autopsia orale consente di raccogliere una tale quantità di dati da pervenire ad una identificazione ricostruttiva e al preliminare profilo biologico del soggetto da identificare. Questo prescinde dall’assenza di dati dentali delle persone disperse che tuttavia potranno essere disponibili in futuro. 
Insieme ad altri professionisti impegnati in quest'ambito, lavora instancabilmente per promuovere più efficaci procedure di raccolta dei dati identificativi delle vittime dei disastri marittimi che spesso rimangono anonime. A differenza di altri eventi catastrofici, la macchina del riconoscimento con medici legali, biologi forensi, antropologi e odontoiatri forensi, non si attiva automaticamente per i migranti morti in mare.

Non è più immaginabile ignorare l’apporto dell’odontologia forense nell’identificazione delle vittime di disastri come anche le vittime del fenomeno migratorio. È necessario riconoscere all’odontoiatria forense l'importanza di questa disciplina nell'attribuzione di un nome ai migranti che hanno perso la vita durante il pericoloso viaggio, essendo l’unica disciplina forense che, insieme all’antropologia, può accertare il profilo biologico generico di un ‘corpo senza nome’ così da restringere il campo di indagine e consentire una ricerca mirata tra i soggetti scomparsi compatibili per età, sesso, origini geografiche, abitudini alimentari e voluttuarie.
Grazie all'analisi dei dati dentali e odontoiatrici, come impronte dentali, radiografie e informazioni relative a trattamenti odontoiatrici, morfologia dei denti e caratteri antropologici, gli odontoiatri forensi possono stabilire l'identificazione ricostruttiva e successivamente individuare corrispondenze tra le vittime e le informazioni "ante mortem" disponibili dalle famiglie, ma anche dai profili social delle stesse vittime grazie alle foto ritratto e selfie. Questo metodo si basa sul fatto che i dati dentali sono unici per ogni individuo e possono fornire prove conclusive per l'identificazione.

Nonostante l'importanza di questa pratica, l'approccio all'identificazione dei migranti morti in mare rimane ancora poco organico. Nel 2008 era stata inviata una proposta operativa sull’autopsia orale dei cadaveri non identificati censiti dal Commissario Straordinario per le Persone Scomparse, Prefetto Monaco, e nel 2012 in un congresso internazionale di odontoiatria legale e in anni successivi è stata sottolineata l’importanza di rispettare i diritti umani dei migranti morti in mare, applicando gli stessi standard previsti dalle linee guida Interpol (disaster victim identification). Oggi non è più rinviabile la necessità di promuovere un approccio unitario che coinvolga attivamente anche l'odontoiatria forense, oltre altre discipline correlate, per affrontare in modo più efficace la sfida dell'identificazione.

Il lavoro svolto da Emilio Nuzzolese e dai suoi colleghi nell'ambito dell'odontoiatria forense è essenziale per restituire una dignità e un nome alle vittime di questi tragici eventi. Attraverso il loro impegno nel raccogliere dati dentali, stabilire corrispondenze e fornire informazioni alle famiglie delle vittime, gli odontoiatri forensi contribuiscono a colmare il vuoto di identità che spesso circonda i migranti morti in mare, restituendo i diritti umani ai corpi senza identità e alle loro famiglie. Tra le risorse disponibili anche quelle del volontariato, come l'associazione Dental Team DVI Europe e l'associazione internazionale Forensic Odontology for Human Rights, che insieme al LIPOF dell'Università di Torino, offrono formazione e servizi di odontologia forense umanitaria.

È urgente che le istituzioni e la politica prestino maggiore attenzione al tema dell'identificazione dei cadaveri, riconoscendo l'odontoiatria forense come una risorsa preziosa in questo processo fino a diventare una vera e propria specializzazione. Solo attraverso un approccio coordinato e l'impiego delle competenze specifiche di esperti in odontologia forense, come Emilio Nuzzolese sottolinea dal 2006, sarà possibile garantire una giusta sepoltura e restituire i diritti umani e una memoria tangibile a coloro che hanno perso la vita in mare, troppo spesso ridotti a numeri senza nome.