Ma nella notte tra giovedì e venerdì su quell'elenco zeppo di intoccabili voluti personalmente da re Silvio (l'igienista dentale già ballerina di Colorado Café, il fisioterapista del Milan, il geometra di Arcore...) sono piovuti gli strali di Sandro Bondi, che voleva a tutti i costi inserire Paolo Cagnoni, suo uomo di fiducia, e far fuori Doriano Riparbelli, vicino al coordinatore regionale e presidente della Provincia di Milano Guido Podestà. Non ci è riuscito, ma il listino è rimasto bloccato per altre 24 ore: lo hanno chiuso solo venerdì notte.

Di stop come quello impresso dal ministro-coordinatore ce ne sono stati tanti: nel clima avvelenato che sta ammorbando il partitone in Lombardia, le accuse (postume e anonime) a Bondi sono solo un ingrediente di questa frittata malamente cucinata. Dentro c'è pure il tira e molla infinito - oltre che tra le diverse famiglie della galassia berlusconiana - tra il Pdl e la Lega, che solo alla fine ha spuntato sei posti su sedici, anziché cinque, per suoi rappresentanti, tra cui la bresciana Monica Rizzi, consigliere uscente e inserita nel listino perché dalle sue parti, nel proporzionale, si presenta Renzo Bossi, il figlio del Capo. Perfettamente logico immaginare che in questo misto di caos e di affanno raccogliere e autenticare le firme nel pieno rispetto delle procedure imposte dalla legge sia risultata un'impresa titanica.

{affiliatetextads 1,,_plugin}Adesso che il tribunale ha rigettato il ricorso, dentro il Pdl è tutto uno strepitio da fuoco amico che preannuncia una resa dei conti finora sempre rimandata perché alle carenze del partito hanno sempre fatto da contraltare i successi elettorali. Ieri due assessori regionali pdl si sono presi a maleparole in giunta, Massimo Buscemi ha dato di "incosciente e incompetente" a Stefano Maullu, responsabile elettorale del partito. Dopo il patatrac si moltiplicano i lamenti contro le "candidature cadute dall'alto, come quella di Nicole Minetti", accusa Fabrizio Hennig, che da ieri ha costituito su facebook un gruppo per reclamare le primarie per l'elezione del coordinatore regionale. Già, il primo a rischiare è proprio Podestà, e per capirlo basta ascoltare ciò che dice Carlo Fidanza, giovane leone ex aennino con seggio in consiglio comunale e all'Europarlamento: "Bisognerà rafforzare la struttura del Pdl, anche per evitare in futuro problemi simili a quelli che si sono verificati in questa circostanza". Podestà, esponente dell'ala laica, ha dunque i giorni contati, e a bordocampo si stanno già scaldando tre possibili successori. Uno è Luigi Casero, sottosegretario di Tremonti ed ex assessore a Milano, da tempo immemorabile commissario cittadino nel capoluogo. Poi ci sono Mario Mantovani, anche lui sottosegretario, ma alle Attività produttive; e come outsider (gradito però a Podestà, e questo non lo aiuta) il "movimentista" un po' alla Brambilla Mario Valducci. Ma a spuntarla, nonostante le forti resistenze del corpaccione pidiellino, potrebbe essere una creatura di Berlusconi: Licia Ronzulli, promossa la scorsa primavera da fisioterapista a eurodeputata. Del resto il Cavaliere l'ha detto: dopo il voto si cambia tutto.

(C) Repubblica.it

Fonte: http://www.repubblica.it/politica/2010/03/04/news/faida_liste_pdl-2499868/