Proprio per Anemone poi qualche giorno fa ci sono state le dimissioni del ministro Scajola in quanto la sua abitazione a due passi dal colosseo nel 2004 sarebbe stata pagata dall'imprenditore con fondi neri. (secondo Scajola senza che lui ne sia stato a conoscenza). Quindi come si vede la cricca agiva da molti anni probabilmente regalando denaro affinchè ricevesse poi in cambio appalti. Almeno questo è facile intuire dalle notizie che sono oggi circolanti sui giornali. Anemone infatti se già nel 2004 finanziava case ad esponendi del PDL ha ricevuto poi nel 2009 un bel po di appalti legati al G8, appalti per i quali ora è in galera. Non è che ci voglia una laurea a capire le motivazioni che spingevano questi imprenditori a fare regalie ad esponenti di governo.

{affiliatetextads 1,,_plugin}Ma la storia non finisce qui. Nell'indagine sugli appalti di Anemone e sui misteriosi giri di assegni destinati a finanziare case ai politici finisce anche l'ex ministro alle infrastrutture Lunardi. Questo scrive oggi il Corriere della Sera sulla faccenda. "Hidri Fathi (autista di fiducia di Balducci ed Anemone) ha parlato di «vari soggetti, anche ministri» destinatari delle buste inviate da Anemone e Balducci, ma l’unico nome che ha fatto è quello di Lunardi. Lo ha accusato di aver preso «il 10 per cento dell’importo di ogni progetto approvato da Balducci che poi lo affidava ad Anemone». Per riscontrare le sue dichiarazioni si stanno esaminando tutti gli appalti che il costruttore si è aggiudicato in quegli anni e sulle procedure seguite, verificando anche il ricorso alla trattativa privata. Ma i controlli affidati ai carabinieri del Ros si concentrano anche su altre circostanze. Passaggi di società e compravendite di immobili che potrebbero nascondere interessi comuni con alcuni protagonisti della «cricca». In particolare desta sospetto l’acquisto effettuato da Claudio Rinaldi di un appartamento in via Sant’Agata dei Goti, al quartiere Monti di Roma, di un appartamento di proprietà del figlio di Lunardi. L’immobile era infatti in pessime condizioni e gli investigatori vogliono stabilire se davvero, come sostiene Rinaldi, il prezzo pattuito gli abbia consentito di «fare un affare» o se invece la vendita sia servita a schermare una divisione di denaro tra i due. L’indagine dovrà anche chiarire i termini dell’acquisto da parte della famiglia Lunardi di un intero palazzo in via dei Prefetti, sempre nella Capitale, dall’ente religioso Propaganda Fide del quale Balducci era consigliere. A occuparsi del rogito fu, pure in questo caso, il notaio che aveva firmato quello di Scajola e tutti gli altri atti."

(fonte: www.corrieredellasera.it)