E' sufficiente avere un computer, un telefonino o un iPad in azienda per essere costretti a pagare il canone. È quanto hanno scoperto negli ultimi giorni 5 milioni di imprese italiane che hanno ricevuto una lettera, direttamente dalla Rai, contenente un’ingiunzione di pagamento della tassa. Con una novità: non paga solo chi possiede un apparecchio televisivo, ma anche chi dispone di qualsiasi apparecchio in grado di ricevere il segnale televisivo, inclusi monitor per il pc, videofonini, videoregistratori, iPad e sistemi di videosorveglianza.

A motivare l’offensiva della Rai, un Regio decreto del 1938. Il numero 246, per la precisione. Che sentenzia: «Chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento». Secondo Rete Imprese Italia, a cui aderiscono cinque organizzazioni imprenditoriali­ – Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti – il canone speciale per le imprese costerà ai soggetti dai 200 ai 6mila euro l’anno, a seconda della loro dimensione e tipologia.

Secondo Rete Imprese sono quasi 5 milioni le aziende italiane che in tutto dovranno sborsare 980 milioni di euro. Chi non paga è soggetto a pesanti sanzioni e a controlli da parte degli organi di vigilanza. Con una lettera al premier Monti e al ministro Passera, Rete Imprese chiede l' esclusione da qualsiasi obbligo di corrispondere il canone in relazione di apparecchi che fungono da strumenti da lavoro per le aziende e che non siano ovviamente televisori. «Una richiesta assurda - si legge nella lettera - tanto più se si considera che il governo spinge proprio sull' informatizzazione per semplificare il rapporto tra imprese e Pubblica amministrazione».