PRESENTAZIONE CONCERTO “IN NATIVITATE DOMINI”.

(Bari, Quart. Catino, Chiesa di S. Nicola,  30 Dicembre, 2010).

Gounod, Fauré, Rheinberger, Duruflé, Molfino, Di Marino, Gruber.

{affiliatetextads 1,,_plugin}Chi sono? Sono nomi che probabilmente non vi dicono nulla. Non c’è da meravigliarsi. Se rivolgessimo la domanda ad ogni passante , probabilmente solo una piccolissima percentuale di persone riuscirebbe a riconoscerne qualcuno.  Anche noi non li conoscevamo, prima di “entrare” dentro lo spartito di alcune loro composizioni, guidati da un grande esperto come il nostro maestro Sabino Manzo,.

Ebbene, cari amici, questa sera vorremmo provare a parlarvi attraverso le loro note, cercando di esprimere i nostri pensieri, le nostre emozioni, ,  con il preciso intento di circondare  tutti in  un caloroso abbraccio augurale in musica.

Vi presenteremo quindi i brani in programma, ad uno ad uno, per poter meglio apprezzare insieme il significato di ciascuno di essi e le emozioni create dal genio dell’autore.

1)  Incominceremo con la “Missa Brevis” di Charles Gounod.

Tutti i più grandi musicisti hanno dedicato al sacro il meglio di sé, ed in particolare la storia della musica è piena di esempi di “messe” composte dai più famosi musicisti. Questa di Charles Gounod, autore francese del  1800,  è veramente mirabile per il calore della melodiosità e l’intensità dell’ispirazione mistica. L’emozione  culmina nell’”Agnus Dei”, con il suo “dona nobis pacem” e nel dolcissimo “O salutaris Hostia”, dove le note tenuissime rendono la preghiera poeticamente struggente: “O vittima di salvezza, che apri la porta del cielo, terribili avversità incombono su di noi. Dacci la forza di superarle, portaci il tuo aiuto!”

2)  “Le Cantique de Jean Racine” di Gabriel Fauré.

{affiliatetextads 2,,_plugin}All’età di soli 19 anni, questo autore francese della seconda metà del 1800, compose quest’opera con la quale vinse un concorso di composizione musicale a Parigi. Una vera e propria “perla” del grande genio della melodia francese. Anche il testo sorprende per la grande espressività della preghiera:  “Verbo dell’Altissimo, nostra unica speranza, giorno eterno della terra e del cielo. Noi rompiamo il silenzio della notte pacifica, divino Onnipotente, rivolgi a noi i tuoi occhi! Diffondi su  di noi il fuoco della grazia potente, fa che tutto il male fugga al suono della tua voce. Dissipa il sonno di un’anima languente, che la conduce all’oblio delle tue Leggi!  O Cristo, sii favorevole a questo popolo fedele che si è riunito per benedirti, accogli i canti che  offre per la tua gloria immortale e fa’ che ritorni carico dei tuoi doni.”

3)  “Ave Regina Coelorum”  di Josef Gabriel Rheinberger.

Josef Gabriel Rheinberger già all’età di 7 anni era organista nella chiesa parrocchiale di Vaduz. Fu compositore  prolifico, soprattutto di musica per organo molto apprezzata per la felice simbiosi del moderno spirito romantico e del nobile stile organistico magistrale tradizionale. Tra le sue tantissime opere religiose vi è questa “Ave Regina coelorum”, che insieme al “Salve Regina”, al “Regina Coeli”,  all’”Alma Redemptoris Mater”, costituisce il gruppo delle antifone che la chiesa cattolica dedica alla figura di Maria.

4)  “Ubi Caritas”   di Maurice Duruflé.

Seguono ora tre brani di tre autori contemporanei. Sono autori che hanno saputo superare le regole della polifonia classica, interpretando mirabilmente con spirito attuale alcuni grandi temi  sacri tipici dell’antico  gregoriano. I brani sono “a cappella” e sono particolari proprio perché dimostrano quanto grandi possono essere le capacità espressive corali della voce umana da sola.

Il primo è l’”Ubi Caritas” di Maurice Duruflé. “Dove è carità e amore, lì c’è Dio. Ci riunì in un solo gregge l’amore di Cristo. Esultiamo e nello stesso tempo rallegriamoci, temiamo e amiamo il Dio vivo! E dal profondo dell’animo, amiamoci sinceramente!”

5) “Beata viscera Mariae Virginis”  di Roberto Di Marino.

“Beato il grembo di Maria Vergine, che portò in sé il Figlio dell’Eterno Padre, e beati i seni che allattarono Cristo Signore, che oggi per la salvezza del mondo non disdegnò di nascere dalla Vergine”.

6)  “O Sacrum Convivium”  di Luigi Molfino.

“O Sacro Convito”, nel quale Cristo è nostro cibo. In esso si perpetua la memoria della sua passione: la mente si riempie della grazia e ci viene data la promessa della gloria futura”.

7)   “Astro del Ciel”  di Franz Xaver Gruber.

{affiliatetextads 4,,_plugin}Concludiamo con due classici natalizi . Del primo, Astro del Ciel, le parole sono di Joseph Mohr, un sacerdote di Oberndorf, presso Salisburgo, che le scrisse nel 1816, mentre la musica fu composta da Franz Xaver Gruber, allora insegnante e organista, nella vigilia di Natale del 1818. La prima esecuzione avvenne proprio durante la messa della vigilia di Natale nella chiesa di San Nicola di Oberndorf, dai  due autori, con Mohr che cantava la parte del tenore, mentre Gruber accompagnava con la chitarra (perché l’organo era guasto!) e intonava la parte del basso.

8)  “Adeste Fideles”  di anonimo.

E’ probabilmente il più celebre dei canti popolari natalizi, la cui composizione risale al 1700 ed è di autore ignoto.

Il canto è veramente straordinario, non soltanto per la musica, ma anche per lo splendido testo latino. La prima parola è “Adeste”, grammaticalmente  l’imperativo del verbo adsum: “Siate presenti,  avvicinatevi fedeli!”. Chi dà questa esortazione è probabilmente un angelo, che poi continua con altri inviti: “Venite, giubilando felici, venite in Betlemme, vedete (o meglio “ammirate”) il neonato re degli angeli, venite, adoriamo, adoriamo il Signore!  Ed ecco, lasciato il gregge, gli umili pastori chiamati (da quest’angelo) si affrettano verso la culla, e noi pure  con passo festoso (“ovanti gradu”) affrettiamoci (festinemus)! Venite, adoriamo, adoriamo il Signore!”