Una traslazione compiuta dall’Abbazia di Monopoli a Putignano, al fine di preservarle dai concreti rischi delle scorribande saracene. Le connotazioni temporali, quelle dell’anno 1394, quello da cui, di fatto, si continua a scandire l’incedere delle edizioni. Secondo questa teoria, le Propaggini sarebbero sorte dal clima di festa e di trepidazione che i contadini avrebbero offerto come cornice al sopraggiungere della processione chiamata a custodire le reliquie. In quei contadini, assorti nel lavoro di piantare le viti con la tecnica delle “propaggini” (da cui l’etimologia della festa) un evento così straordinario avrebbe così suscitato un proposito di festa travolgente, destinato ad aprire un solco importante nel costume, nella tradizione, nella cultura dei tre colli putignanesi. Secondo altri studiosi, pur nella credibilità del riferimento storico della traslazione (ancora oggi conservate a Putignano, nella chiesa di Santa Maria La Greca), le radici del Carnevale affonderebbero in un’epoca ancora più remota. Nelle pieghe degli ultimi secoli prima di Cristo, allorché Putignano era colonia della Magna Grecia ed riti propiziatori verso il dio Dioniso avrebbero rappresentato il primo passo di una festa destinata ad evolversi ed a mutare nel tempo.

{affiliatetextads 1,,_plugin}In quest’ottica, il riferimento temporale del 1394 non sarebbe l’anno zero del futuro Carnevale, quanto piuttosto il passaggio di “cristianizzazione” di una festa pagana già esistente. Una festa, cioè, levigata da tutti gli eccessi in contrasto con il concetto di morale, ma che non avrebbe dismesso le caratteristiche tipiche del carnevale, quali il gioco dei ruoli e la teatralità, il chiasso liberatorio ed il principio di insubordinazione delle classi inferiori rispetto a quelle posizionate più in alto nelle scale sociali. Una teoria questa, supportata da studi di un certo spessore, e che accentuerebbe in maniera importante l’aspetto legato all’anzianità del Carnevale di Putignano. In perfetta aderenza con i presupposti di ribaltamento dei ruoli, e in un certo senso di “ammortizzatore sociale”, la festa delle Propaggini ha conservato nei secoli le caratteristiche che da sempre le hanno dato una fisionomia specifica. Su tutte, quella di mettere in piazza i misfatti, gli episodi più controversi della vita cittadina nell’anno che la precede. Il tutto rigorosamente in versi, il tutto rigorosamente in vernacolo, sulle ali della satira ispirata di compagnie di poeti dialettali (i cosiddetti “propagginanti”) di assoluta levatura artistica. La data, quella del 26 dicembre, giorno di Santo Stefano e varo ufficiale di quello che è considerato il Carnevale più lungo del mondo.