È una concezione “proprietaria” della politica e quindi delle attività che riguardano i cittadini” scrive P.S. su facebook. “Ed è pericolosa“. Ce lo racconta bene il quotidiano locale LeccePrima . Non era successo nemmeno ai tempi dell’ex presidente della provincia Giovanni Pellegrino, quando, in occasione di un consiglio provinciale convocato a Palazzo dei Celestini a Lecce per discutere dei suoi presunti conflitti d’interesse, aveva detto:”“Ma se io non ho nulla da nascondere, perché dovrei dire di no alla diretta tv del consiglio provinciale?”. Aveva dunque fatto entrare le telecamere nella sala. Anche per questo precedente, oltre che per l’ovvietà del loro intento, magari, ieri i giornalisti si erano illusi. E, sempre ieri, non avrebbero probabilmente testato la reale incapacità delle istituzioni di adeguarsi al tempo che passa e cambia le dinamiche dell’informazione e dei diritti dei cittadini se non fosse stato peri la senatrice Adriana Poli Bortone, fondatrice del neo partito “Io Sud”, ex sindaco della “capitale” salentina. Oramai fuori giunta era assente, lì, nella sala di Palazzo Carafa, sede del comune di Lecce. Non c’era ma era come se ci fosse. Se in passato, quando era a capo dell’amministrazione, non avesse fatto una certa scelta, probabilmente ieri 13 ottobre nemmeno si sarebbero trovati a discutere i membri della giunta leccese. Così, proprio nello stesso giorno della notizia della sua nomina a membro permanente della commissione parlamentare d’inchiesta sul servizio sanitario nazionale , le cronache locali sono tornate a citarla e non per questo, tra una perplessità e l’altra.

IL CONTENZIOSO - Perché protagonisti di questa storia, insieme ai politici locali, stavolta sono anche loro, i giornalisti. E {affiliatetextads 1,,_plugin}con loro gli abitanti di Lecce, quelli in pena per la controversa questione del contratto di leasing dei due stabili in via Brenta usati come uffici giudiziari, mutuato da quello originario di fitto nel 2005, ai tempi del sindaco Poli Bortone, appunto. Stipulato dal comune di Lecce con una società milanese, la Sel­ma Bipiemme di Milano è oggi un affare di circa 38 milioni euro. Fin’ora-si legge sul Corriere del mezzogiorno -il comune di Lecce ne avrebbe sborsato già ben 9, 8 milioni. Questi soldi, da quanto sostiene l’attuale sindaco Paolo Perrone, nel periodo del “fattaccio” vice-sindaco, non saranno mai rimborsati al comune, perché la legge non lo prevede per il leasing, cosa che accade, invece, per il fitto. A pagare dunque, per una inspiegabile scelta della vecchia amministrazione, i cittadini, salvati in extremis da una decisione netta presa proprio da Perrone il 16 settembre scorso, quella di non pagare più la rata. Amen.

VIA LE TELECAMERE - Per discutere sul da farsi ieri era stata appunto convocata l’assise pubblica. Ben si intende che tanti leccesi potessero essere davvero interessati a seguirne la trasmissione in diretta. E invece: “Solo cinque minuti, poi i vigili vi obbligheranno a spegnere tutto“. Sono stati licenziati così i giornalisti armati di telecamera e telefonini, quelli che avrebbero dovuto garantire loro il servizio. Li ha bloccati in tal modo, senza preavviso, questa frase del presidente del consiglio, Eugenio Pisano. Volevano riprendere, documentare, anche via streaming, anche sul web. Tutti i cittadini erano invitati, ma, evidentemente, la sala di Palazzo Carafa, sede del comune di Lecce, in quel di piazza sant’Oronzo, nel centro storico, non era grande abbastanza, né poteva certo accogliere quanti, per svariati motivi, alle 17 del pomeriggio di ieri 13 ottobre, proprio non potevano essere presenti. Anche a loro è stato fatto indirettamente un torto, non solo ai giornalisti. A loro, dopo una votazione in merito e nonostante l’esito della stessa, è stato ribadito: “Riprese solo per i primi dieci minuti e niente diretta tv”. Lo leggiamo sul sito del giornale IlPaesenuovo . La redazione si era organizzata. “Via Brenta, dalle 17 segui qui la diretta” invita un un banner esposto sul sito, così come un link sul profilo su facebook. Ma poi niente di fatto, ed è già una fortuna che il giornalista della testata non si sia indignato troppo e sia rimasto in sala, come altri del posto, a fare un live blogging. Poco aggiornato forse, ma possiamo immaginare….Puntuale però il report di quanto è accaduto tra le 17 e le 18. Leggiamo:

Ore 17:08: si apre il Consiglio

Ore 17:20 – Il Consiglio Comunale si apre con i saluti di…. I consiglieri d’opposizione Rotundo, Pinincasa, Colucci, Foresio, Porcari, Povero, Quarta, Signore Sergio, Spagnolo, Torricelli e Spoti chiedono che venga messo all’ordine del giorno l’eventuale richiesta di rescissione del contratto di Via Brenta e la sospensione delle funzioni apicali dei dirigenti pro-tempore che all’epoca sottoscrissero il contratto.

La conferenza dei capigruppo ha deciso che non sarà possibile trasmettere immagini e audio durante il Consiglio vietando l’uso di qualsiasi strumento di ripresa in aula per violazione della privacy.

Ore 17:36 – Tutti i giornalisti presenti in aula, indignati dalla richiesta ed avendo in concessione solo 10 minuti di ripresa, si alzano in gruppo ed abbandonano la Sala Consiliare.

Ore 17:46 – Anche il consigliere Lanzilao abbandona l’aula perchè ritiene inutile che il caso Via Brenta fosse portato in Consiglio Comunale dato che c’è in corso un procedimento alla Magistratura che dichiarerà i responsabili di questa annosa vicenda. Intanto i giornalisti sono ancora fuori dall’aula in attesa di poter fare qualche ripresa.

Ore 18:06 – I capigruppo hanno richiesto la votazione per la possibilità delle riprese in aula. E su votazione nominale il consiglio ha deliberato la possibilità da parte dei giornalisti, di poter riprendere. Il presidente del Consiglio Pisanò, che in precedenza aveva dichiarato il No alle riprese, si è astenuto dalla votazione.

Tutti votano per il “sì”, tranne Pisanò, che si astiene, ma, non capiamo perché le telecamere restano comunque spente-da quel che si intende leggendo su LeccePrima- né si comprende l’atteggiamento di Pisanò.

LE INDAGINI - Se è pur vero che la ripresa dei consigli da parte di telecamere e telefonini non è contemplata da un evidentemente poco aggiornato codice comunale, come qualcuno avrebbe detto, è altrettanto vero, come sostiene un cittadino nei commenti all’articolo pubblicato sul Lecce Prima, che nemmeno lo vieta. Allo stesso modo è difficile capacitarsi del fatto che sia possibile seguire in rete le dirette persino delle sedute della camera dei deputati della Repubblica Italiana , mentre qualcuno ha o si dimostra tanto reticente o spaventato nel rendere partecipi gli abitanti di una località piccola come Lecce di un importante consiglio comunale su un caso spinoso e di interesse collettivo. Oramai del leasing degli immobili di via Brenta, peraltro, si parla da tempo. La magistratura indaga. Qualcuno ipotizza i soliti reati di corruzione, che quasi non fanno più notizia. Quello che fin’ora è certo, però, è che l’ex sindaco, Adriana Poli Bortone e l’attuale sindaco, Paolo Perrone, non condividono gli stessi ricordi sulla genesi del fattaccio, né son entrambi convinti che si tratti, appunto, di un fattaccio. Continua a difenderlo la senatrice. Lo giudica altrimenti, come ho scritto, Perrone, che sostiene, inoltre, riferendosi alla modifica del tipo di contratto, da quello di fitto a quello di leasing, che tutto fu fatto in segreto, senza che egli né altri membri della giunta ne venissero messi al corrente. La Poli Bortone lo smentisce, ci prova. Si legge, sempre sul Corriere del mezzogiorno : nella primavera del 2004, la commissione manunten­zione delibera all’unanimità di chiedere l’acquisto dei due immobili e, in un’altra com­missione del 15 novembre del 2005, sempre Perrone e Solombrino confermano la volontà del Comune di acqui­stare, data anche la conve­nienza economica. Il valore dei due edifici viene stimato in 16.250.000 euro per uno e 18.750.000 per l’altro. L’opera­zione di acquisto in leasing viene approvata in giunta e in consiglio comunale e inse­rita nel Bilancio di previsione del 2006. Nell’aprile del 2007, poi, la Corte dei Conti spiega che le spese di leasing soste­nute dagli enti locali debba­no essere considerate come spese correnti e, in quanto ta­li, rimborsabili da parte dei ministeri.Non saranno mai rimborsati, invece, secondo quanto sostiene l’attuale sindaco.

DEMOCRAZIA DIRETTA ? - Nel corso della seduta di ieri, in sintesi, si sono discusse e si sono votate due possibili strade per annullare definitivamente il contratto con la società milanese. L’opposizione, guidata da Antonio Rotundo, avrebbe voluto azzerarlo subito, senza se e senza ma; la maggioranza, invece, sosteneva e sostiene la necessità di chiedere prima il parere di due consulenti esterni incaricati dall’amministrazione comunale, due docenti universitari di diritto amministrativo. Questa la proposta infine approvata a termine del consiglio, con venti si su dieci no. Peccato che i cittadini leccesi non presenti in sala, oltre che non poter seguire l’evolversi della discussione attraverso le dirette che i media locali avevano anticipato e promesso, non abbiano potuto nemmeno esprimere il proprio parere. Forse qualcosa sarebbe andato diversamente. Speriamo che in futuro, magari, possano anche, in qualche modo, esprire la propria preferenza. In fondo la democrazia digitale potrebbe essere anche questo.

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