“Uno che dichiara di non volersi fare accomunare troppo al PD per evitare di perdere 10 punti nei sondaggi, perché continua a fare il presidente del partito? – continua Bordo – Anzi, perché non si è dimesso in modo da risultare il primo della graduatoria dei sindaci anziché il settimo? L'aver poi affermato che la vittoria al comune di Bari è stata più complicata del previsto solo perché in quella fase era anche segretario regionale del PD è francamente ridicolo e incomprensibile. Se gli nuoceva l’incarico di partito, perché ha sgomitato così tanto nell'ultimo congresso per continuare a ricoprirlo?

{affiliatetextads 1,,_plugin}La realtà è che il sindaco di Bari ha guidato il PD pugliese, con risultati certo non brillanti, ed ora ne è presidente e riveste ruoli politici nazionali, anche se continua a sostenere di non averne e di non essere sufficientemente considerato dal partito. A questo punto mi sorge un dubbio legittimo: per caso si aspettava di essere candidato alla Presidenza della Repubblica?

Emiliano dovrebbe essere riconoscente verso il suo partito per il sostegno leale di cui ha goduto ed assumersi la propria parte di responsabilità per affrontare e superare le difficoltà che il PD sta attraversando, non solo in Puglia.

L’alternativa che lui predilige, i partiti personali in cui non bisogna dare conto a nessuno, in cui gli spazi di discussione sono inesistenti, in cui la critica è paragonata alla lesa maestà del principe non è condivisa dalla maggioranza del partito così come si è democraticamente espressa durante l'ultimo congresso.

Emiliano, allora, abbia più rispetto per la democrazia interna e per gli orientamenti assunti dal partito di cui egli è ancora oggi dirigente autorevolissimo. E si convinca che una competizione elettorale si vince grazie al lavoro di tanti e non per i meriti di uno. Vale a dire – conclude Michele Bordo – per il lavoro di tanti amministratori pugliesi, che operano quotidianamente senza la spasmodica ricerca di un titolo di giornale o di apparire in tv, e di tanti militanti pugliesi, che disinteressatamente si impegnano perché si riconoscono nel simbolo e nei valori del partito non certo nell’uomo solo al comando”.