Il fatto sul quale dobbiamo riflettere è il documento presentato dallo Svimez che ci rappresenta una oggettiva situazione di degrado politico, programmatico e morale dell’intero mezzogiorno. Leggere quelle pagine del rapporto è un vero sconforto, specialmente per chi viene da una convinta cultura meridionalista. E’ tempo di recuperare lo spirito di un meridionalismo che si muove nel contesto di uno stato unitario. Lo sviluppo del mezzogiorno può avvenire soltanto in forza di programmi organici di tipo macroeconomico a lungo termine e non di pressioni politiche episodiche che alla fine anticiperebbero la morte dello stato-nazione, portando a forme di pericoloso separatismo.

C’è bisogno di una politica italiana che deve essere ad un tempo europea e mediterranea, capace di elaborare strategie di sviluppo strutturale, assegnando a questo risorse, e seguendo l’esempio adottato dalla Germania occidentale nel momento della riunificazione non solo politica ma anche economica del suo territorio dell’est. Rincorrere la Lega sul suo stesso piano in una situazione così difficile potrebbe essere il prodromo di scenari dirompenti. Il sud ha gravi reponsabilità: deve evitare sprechi ed inefficienze combattendo le forme di illegalità e di collusione mafiosa e sensibilizzando le pubbliche amministrazioni e la società civile. I partiti non ci sono più in assoluto come è dimostrato dalla crisi dello stesso Pd: da una parte, infatti, c’è la cultura della Lega, un provincialismo esasperato, e dall’altra il berlusconismo, colla sua degenerazione politica e morale.

Questi non sono partiti di massa, ma interessi di massa che si aggregano. Il vero problema è quello di avviare una battaglia che faccia capire che non è possibile andare avanti con la politica dei piccoli partiti che tentano di inventarsi il leghismo del sud. Questa tesi è perniciosa e ha fatto molti danni. Dorso, come Salvemini e Sturzo, sollecitava la nascita di una classe dirigente di grande rigore morale al servizio del sud, ma la cultura meridionalista, purtroppo, non è riuscita a sensibilizzare la politica sui grandi programmi. L’errore politico fu quello di combattere la Dc cancellando la Cassa del Mezzogiorno, mentre bisognava pensare allo sviluppo del sud con uno strumento aggiornato della stessa Cassa. Nella situazione attuale non si possono coniugare federalismo e meridionalismo perchè il primo per il nord significa fare da soli pensando ad una serie infinita di devoluzioni, mentre il secondo è una cultura di sussidiarietà che si ispira ai grandi valori solidaristici della dottrina cattolica.

Il Pdl non è in grado di richiamarsi a questi valori, tant’è che ha mandato a ministro dell’economia l’uomo più vicino alla Lega. L’agitarsi in queste ore di uomini del sud del Pdl serve solo a Berlusconi per bilanciare da una parte lo strapotere della Lega, e dall’altra per gettar ‘fumo’ negli occhi dei meridionali, dando l’impressione che qualcosa cambi perchè tutto resti come prima.