“Vorrei andare sola... Dove c’è un’altra gente migliore... In qualche posto sconosciuto dove nessuno più uccide... Ma forse ci andremo in tanti... Verso questo sogno... in mille forse... e perché non subito?”. In queste parole troviamo tutta la tristezza e la speranza che poteva nutrire i bambini internati nei campi di concentramento. Poesie e disegni ci hanno chiamato, facendoci sentire l’urgenza di dedicare a chi non c’è più uno spettacolo, attraverso i canti sefarditi e della tradizione yddish, i giochi che li accompagnavano nella loro condizione di internati e la lettura dei testi che ci hanno lasciato, per far conoscere ai bambini e agli adulti di oggi una realtà che appare fantastica per la sua crudezza. Le figure presenti in scena si alternano tra racconti, canti e giochi evocati da oggetti che appartenevano alla vita quotidiana dei bambini e degli adulti internati nei campi di concentramento e che ci raccontano una storia a cui è difficile credere. La musica dal vivo di oud e percussioni e il canto, accompagnano la narrazione di una storia a cui è difficile credere dialogando con i pro-memoria che via via vengono chi sono gli ebrei? E la guerra? Come si viveva nel campo e come si giocava? Come fare a sopravvivere?

Due Attrici Annalisa Legato e Chiara Liuzzi, anche cantante, e due musicisti (Adolfo Lavolpe e Antonio Latela) che le accompagnano con oud e percussioni nel loro viaggio.

Vorremmo far ascoltare le loro “Voci di Vento”, perché ciò che hanno vissuto in una breve stagione della vita non sia stato solo un passaggio inosservato di piccole scarpe e perché le impronte delle loro dita non diventino ancora una volta un segno di discriminazione che ci fa dimenticare la tenerezza. In tempi così volgari sentiamo il bisogno di condividere un linguaggio poetico che un mondo adulto vorrebbe dimenticare e che il mondo bambino non conosce. La parola e la musica hanno una forza che supera qualsiasi discorso fatto nel tentativo di coinvolgere e attraverso frammenti musicali e letterari portano a conoscere le storie di altri, che solo 60 anni fa hanno lottato per sopravvivere inventandosi un mondo al limite.

Ricostruire questi momenti è il nostro piccolo contributo alla loro memoria.

In tempi così volgari sentiamo il bisogno di condividere un linguaggio poetico che un mondo adulto vorrebbe dimenticare e che il bambino non conosce.

Tutti coloro che fossero interessati a questa rassegna possono chiedere informazioni, schede artistiche e didattiche al numero 393/3728816 o tramite e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

http://www.ilfatto.net/ -  Giovanna de Biase