Poco più che cinquantenne, Giorgio Fornoni ha documentato le esperienze delle terre più lontane e i messaggi importanti di personaggi mondiali.  Tra gli altri ha intervistato il sub-comandante Marcos, capo degli Zapatisti, il Dalai Lama, Anna Politkoskaja, Dominique Lapierre, Alex Zanatelli, i Nobel per la pace Rigoberta Menchù e Monsignor Belo. Per Report, della cui redazione fa parte dal 1999, ha condotto inchieste sulle armi di distruzione di massa, sull’ONU, sulla pena di morte, sul terrorismo internazionale.  Ha vissuto in prima persona le guerre in Afghanistan, Angola, Bosnia, Eritrea, Cecenia, Liberia, Sierra Leone, Sudan, Israele, Cambogia, Somalia, Chapas…

Giorgio ama anche l'Archeologia e da qualche anno partecipa alle spedizioni del professor Manuel Anati nel deserto del Neghev alla ricerca del monte Sinai della Bibbia. E' stato anche a Nasca, l'enigmatica località nel deserto peruviano, con i suoi disegni misteriosi tracciati sul terreno che si riescono a vedere solo dal cielo. Di quasi ogni viaggio Giorgio Fornoni realizza dei video, che da qualche tempo trovano sempre maggior spazio su importanti reti televisive, anche internazionali. Se gli si chiede cosa collega le tristi realtà delle guerre dimenticate, che frequenta spesso, con l'Archeologia risponde: "C'è sempre l'Uomo, col suo passato e i suoi valori". Ecco dunque la sua idea di giornalismo: documentare e testimoniare le guerre nel mondo con l’attenzione indirizzata principalmente all’uomo che soffre e non alla geopolitica o ai grandi interessi internazionali. Fornoni ha fatto del giornalismo un modello esistenziale, animato da una profonda ricerca di sé nella sofferenza, nella speranza, nella rinuncia, nella pietà, nelle tante disposizioni cristiane che oggi non potrebbero essere più lontane dall’Occidente.  Un giornalismo quasi mistico, con la videocamera puntata sul mondo e l’anima rivolta all’universo.