C´è il dramma di chi ha perso il lavoro, di famiglie che hanno difficoltà a condurre una vita dignitosa, in un territorio che prima ancora della crisi pagava un forte gap in termini di ricchezza e sviluppo col resto del Paese. Un territorio che producendo un notevole sforzo programmatico stava costruendo condizioni che avevano portato alla creazione di nuovi posti di lavoro. Un territorio che oggi, con la recessione che ancora non dispiega tutti i suoi effetti disastrosi da un lato, e l´assoluto immobilismo del Governo nazionale, sta perdendo la speranze di futuro. Sono le ragioni delle nostre proposte e richieste al Governo, del perché siamo in campo con lo sciopero e non ci fermeremo di certo”.

Non basta infatti l´ottimismo di maniera di Berlusconi per nascondere il disastro in termini economici e sociali che la crisi sta producendo soprattutto nel Sud dell´Italia. Se secondo le stime della Cgil il Pil italiano tornerà al livello pre-crisi solo nel 2016, se nel solo terzo trimestre del 2009 a perdere il posto di lavoro in Italia sono state 508mila persone, se il triplo sono quelli che rischiano di restare senza occupazione dall´inizio della crisi a tutto il 2010, in provincia di Foggia – dove l´emergenza lavoro era già un dato strutturale, “ogni posto di lavoro perso rischia di non essere recuperato, anche dopo aver superato la crisi, a causa del debole tessuto produttivo e imprenditoriale”, denuncia Mara De Felici.

{affiliatetextads 1,,_plugin}Il lavoro che non c´è
Se il tasso di disoccupazione a livello nazionale è del 9%, in provincia di Foggia è superiore di oltre 6 punti, e si attesta al 15,4%. Se si procede ad un´analisi di genere dello stesso indicatore, in gap per componente “rosa” del mondo del lavoro con la media italiana è di 13 punti. E le cose peggiorano se si passa all´analisi del tasso di occupazione femminile, dove Foggia è penultima in Italia con un indice del 18,6% rispetto ad un valore medio nazionale del 35%. Numeri e indicatori che non misurano l´effetto scoraggiamento acuito dalla crisi, di quanti hanno rinunciato a cercare attivamente un lavoro.

Non meno drammatici i dati della cassa integrazione nel 2009, in un provincia che non brilla per livello di industrializzazione. Le ore di CIG ordinaria sono passate da 1,2 milioni a 3,5, con un più 184%. Il settore più colpito quella della meccanica, ma tutti sono stati colpiti dalla crisi produttiva: l´alimentare, la chimica, l´edile, quello del legno. Se prima della crisi una retribuzione netta mensile si aggirava sui 1.400 euro, con la cassa integrazione a zero ore è scesa a 762 euro. La differenza, sviluppando in monte ore di CIG registrato in provincia di Foggia, si traduce in 14 milioni di euro in meno nelle tasche dei lavoratori. Soldi sottratti ad un´economia provinciale già asfittica.

Calano redditi e consumi, aumentano i debiti
Si spiega anche così il calo dei consumi delle famiglie foggiane: la spesa media ammonta a 774 euro (98esimo posto tra le province italiane). Un dato molto al di sotto della soglia di povertà che l´Istat ha calcolato – per una famiglia di due componenti – in circa mille euro di spesa media per persona. Una contrazione ulteriore dei redditi che già risultano essere tra i più bassi d´Italia, sia se si analizza il dato dei contribuenti che Pil pro-capite che in quella. Se la media italiana è di 26.279 euro, in Capitanata scende a 16.144, ultima tra le province pugliesi. Non va certo meglio per le pensioni, 160mila quelle erogate in provincia di Foggia: l´importo medio annuo è di 10.945 euro, vale a dire poco più di 600 euro netti al mese. Oltre 47mila non superano i 500 euro.

Non resta, per le famiglie foggiane, che il ricorso all´indebitamento: l´ultimo dato disponibile è quello relativo al 2008, prima ancora dell´acuirsi della crisi. La Capitanata è al 17esimo posto tra le province per la propensione a ricorrere a mutui, finanziarie, prestiti : con une media di 10.141 euro, rispetto al 2002 – anno di ingresso dell´euro – il debito per famiglia è cresciuto del 97,5%.

Emergenza criminalità
Foggia vanta ad esempio il triste primato per le estorsioni: 1,41 per 10mila abitanti. Con un valore raddoppiato tra il 2008 e il 2009. Un dato che si riferisce ai soli reati denunciati e il cui “costo” spesso viene scaricato dall´azienda sul lavoratore, in termini di diritti e salario. La mancanza di lavoro, soprattutto lavoro regolare e ben retribuito, rischia di spingere soprattutto i più giovani a compiere attività illegali fino al punto da diventare “manovalanza” dalle organizzazioni criminali.

Un dato emblematico è quello della devianza minorile: in provincia di Foggia ogni 100 minori denunciati, 16,14 sono addirittura sotto i 14 anni. Un dato in linea con quello nazionale ma più alto della media pugliese (11,64). Se si considera il dato dei minori denunciati (10-17 anni) ogni 100mila abitanti, in Capitanata sono 668,29, rispetto al dato medio Italia che si attesa a 392,80 e al dato medio Puglia di 349,44.

E i giovani emigrano…
Che vi siano comunque risorse ed eccellenze tra i giovani di questa provincia è testimoniato dal dato dei laureati: Foggia è al 27° posto in Italia, con 72,76 laureati ogni mille giovani tra i 25 e i 30 anni. Peccato che poi siano costretti ad emigrare per spendere altrove la propria formazione, a causa di un sistema di imprese poco aperto alle innovazioni e quindi non alla ricerca di profili altamente qualificati. Foggia è infatti al 104° posto (su 107 province censite) nel rapporto trasferimenti-cancellazioni, seguita solo da Caltanisetta, Vibo Valentia e Napoli.

Aumentano la vertenze di lavoro
Il solo Ufficio Vertenze Legali della CGIL di Capitanata al febbraio 2010 aveva in corso le seguenti pratiche:
- 145 per rapporti di lavoro non regolarizzato (anche se in parte)
- 82 per impugnativa di licenziamento – dimissioni
- 234 per differenze salariali
- 231 per richieste di mensilità non percepite (lavori regolarizzati)
- 268 per richieste di Tfr non percepiti (lavori regolarizzati)
- 28 per riconoscimento differenze di livello
- 47 per tipologia contrattuale fittizia (part-time, apprendistato, co.co.co., etc…)
- 58 vertenze collettive

I settori interessati maggiormente dalle vertenze dei lavoratori sono il commercio, il turismo, l´edilizia, la metalmeccanica, l´agricoltura. Se fino al 2007 il 50 per cento delle vertenze era chiuso in sede extragiudiziale, nell´ultimo biennio si è assistito ad un aumento della percentuale di vertenze che sfociano in cause di lavoro, pari al 75-80%.

E nel vedersi riconosciuti i propri diritti lesi, i lavoratori devono aspettare anni: la durata media di una causa di lavoro è di 4-5 anni. Foggia è al 99° posto per velocità della giustizia (fonte Sole 24 Ore – cause esaurite su nuove e pendenti). Per ottenere un decreto ingiuntivo, si va dai 6-8 mesi fino ai 2 anni in caso di opposizione da parte del datore di lavoro.

Soprattutto tra il 2008 e il 2009, da quanto s´è avvertita la fase recessiva, sono aumentate in maniera esponenziale le vertenze per le mensilità non percepite. Negli anni precedenti infatti la maggior parte della vertenzialità riguardava il riconoscimento delle differenze di livello o di ore non retribuite, mentre adesso i lavoratori si rivolgono al sindacato per denunciare la mancata assunzione o il mancato pieno riconoscimento dei diritti contrattuali e previdenziali, oppure le mensilità e il tfr non riscossi. Una maggiore conflittualità complessiva con il datore di lavoro che è sintomo di una scarsa cultura imprenditoriale ma anche del momento di grave crisi che le imprese stanno vivendo in questo territorio.

CGIL Foggia - http://www.cgilfoggia.it