Anche per quanto riguarda le pluriclassi, quelle composte da bambini di gradi diversi di scuola, anche per esse infatti il minimo salirà da 6 a 8 studenti, e il massimo da 12 a 18.

“Con le classi da 30-32 ragazzi-sottolinea la Corduas - si fatica a uscire dai vecchi modelli, così si torna alla scuola dei percorsi standardizzati. Ma la centralità dell’alunno non era una priorità?”. “Meno ore di lezione, meno insegnanti, meno offerta formativa, la politica dei tagli indebolisce la scuola”, denunciano tutti i sindacati. E i segretari di Cgil, Cisl e Uil, Domenico Pantaleo, Massimo di Menna e Francesco Scrima aggiungono: “Con la legge 133 del 2008 nel triennio 2009-2011 vengono soppressi 87.400 posti per gli insegnanti e 45.334 posti per i tecnici e gli amministrativi. Anziché investire, penalizziamo l’istruzione”.

{affiliatetextads 1,,_plugin}A tutto ciò bisogna anche aggiungere la riduzione dell’orario scolastico. Ma il ministro Gelmini dice che “non possiamo credere all’assioma più insegnanti, più qualità”. Il ministro sottolinea inoltre che “Non è più sostenibile quel principio perché finora è stato smentito: il confronto tra noi e gli altri Paesi dimostra che il sistema scolastico italiano ha sì un maggior numero di insegnanti ma una minore qualità. Tra l’altro l’Ocse da anni rimarca che da noi il rapporto docenti-alunni è il più basso fra i Paesi aderenti.: abbiamo un insegnante su 10-11 alunni. Perciò il contenimento degli organici previsto dalla legge finanziaria non può incidere, per questi motivi, sulla qualità e l’efficienza dei servizi scolastici”. “Le dotazioni organiche- assicura la Gelmini- terranno conto delle esigenze degli utenti, a cominciare dal tempo pieno.

Per quanto concerne il rapporto docenti-alunni i sindacati rispondono che in Italia è più basso per via dell’impegno di molti insegnanti nel sostegno ai disabili.Insomma, due tesi contrapposte, quelle dei sindacati e quelle del ministero, e intanto nelle scuole cresce il malumore e l’Ocse restituisce un immagine del terzo mondo della scuola italiana. Additati dagli analisti il sistema scolastico centralizzato e non uniforme e la politica di risanamento in atto nel settore da più di dieci anni. In fin dei conti da noi resta, enorme, il problema della decadenza formativa, che già nell’età dell’obbligo ha cifre davvero inquietanti.

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