Con questo metodo è possibile capire chi sia stato effettivamente penalizzato dall’escalation del fenomeno dell’astensionismo. Vediamo come stanno le cose, cominciando dai voti attribuiti ai candidati alla presidenza. Nichi Vendola vinse nel 2005 ottenendo 1.165.536 voti. Nelle elezioni di domenica e lunedì ne ha ottenuti 1.036.638, il che significa che ha perduto in cinque anni 128.898 voti: il calo nei confronti del presidente eletto e confermato è di circa 11 punti percentuali. Rocco Palese, candidato del centrodestra, ha ottenuto 899.590 voti. Nel 2005, il candidato del centrodestra fu Raffaele Fitto che conquistò 1.151.405 voti. Il calo dei consensi per il candidato presidente è dunque di 251.815 voti, che però si riducono a 85.427 consideriamo i voti che nel 2005 vennero dati a Fitto dall’Udc, che invece nel 2010 ha sostenuto il candidato centrista, Adriana Poli Bortone. In termini percentuali, il calo del consenso “assoluto” (perdonate il bisticcio di parole, ma ricordiamo che stiamo raffrontando i voti assoluti ottenuti dai candidati e dalle coalizioni, per poter “pesare” qualitativamente il fenomeno dell’astensionismo) è di 7,4 punti tenendo presente la coalizione di centrodestra senza l’Udc, e di 21,9 punti considerando la coalizione così com’era composta cinque nn, fa, ovvero con l’Udc. La prima impressione è dunque che il partito degli astensionisti, nonostante la vittoria di Vendola, abbia penalizzato ovviamente tutti, ma più il centrosinistra che il centrodestra. Questa impressione viene confermata anche dall’analisi dei dati che riguardano i cartelli elettorali che hanno sostenuto i candidati presidenti dei due poli.

{affiliatetextads 1,,_plugin}Passando ad esaminare la performance delle coalizioni, abbiamo per il centrosinistra questi dati: nel 2005 le liste che sostenevano Vendola hanno ottenuto 1.064.410 voti; nel 2010 ne hanno presi 910.692, con una perdita di 153.718 voti, pari a circa il 14,5 per cento rispetto al “bottino” elettorale di cinque anni fa. È la rilevare che la perdita di consensi in casa del centrosinistra è più accentuata per le liste, che non per il presidente.
Vediamo come sono andate le cose, invece, per il centrodestra. Nel 2005, la coalizione allora guidata da Fitto aveva ottenuto 1.059.869 voti compresa l’Udc e 893.481 voti esclusa l’Udc. Nel 2010, la coalizione guidata da Rocco Palese ne ha ottenuti 874.462: 185.407 in meno nella ipotesi della coalizione con l’Udc, e solo 19.019 in meno nella ipotesi della coalizione senza Udc, che da punto di vista percentuale fa rispettivamente -17,4%  e -2%. Il raffronto è più complesso per quel che riguarda il candidato e la coalizione di centro, perché non era presente nel2005 una terza coalizione. Limitandoci al solo dato che riguarda l’Udc, il partito di Casini aveva ottenuto nel 2005 166.388 voti. Cinque anni dopo ne ha conquistati 128.542, perdendone dunque 37.846, corrispondenti a circa il 22.7% del corpo elettorale di cinque anni fa.
Dalla nostra analisi emerge dunque un risultato piuttosto sorprendente: il partito degli astensionisti ha colpito tutti: candidati, coalizioni, liste. Ma ha colpito in modo più acuto i vincitori della competizione, ovvero il centrosinistra e Vendola (che perde tuttavia un po’ meno rispetto alla sua coalizione, confermando anche in questo caso il suo “valore aggiunto”, ed il centro, mentre in modo assai più contenuto il candidato del centrodestra e in modo molto lieve  la coalizione del centrodestra (ovviamente tenendo presenti i dati scorporati dalla dote di voti che nel 2005 venne portata alla coalizione dall’Udc). Il centrosinistra ha vinto nonostante che l’astensionismo lo abbia colpito in modo pesante. Ed è un ulteriore motivo per riflettere,quando saranno finiti i brindisi per la vittoria.

http://quotidianofoggia.wordpress.com/2010/04/05/elezioni-puglia-sorpresa-lastensionismo-a-penalizzato-di-piu-i-vincitori/