Una storia di ordinaria discriminazione che s'intreccia con la frana più estesa d'Italia. Quella di Montaguto, provincia di Avellino. 700mila metri cubi di detriti in movimento. Una massa enorme di terra che negli ultimi mesi ha sepolto anche i binari che collegano la Puglia alla Campania. Un'intera zona tagliata fuori dal resto del Paese. Ma, tra richieste d'intervento e scaricabarile all'italiana, conflitti di competenze e malcontento generale, non si muove nulla. E l'ultimo capitolo è fatto da una richiesta dei cittadini a Silvio Berlusconi e Guido Bertolaso. Affinché si adoperino, una volta per tutte, per risolvere il problema.

{affiliatetextads 1,,_plugin}E se nel frullatore del disagio finiscono tutti, le soluzioni predisposte per continuare a garantire il diritto a viaggiare, a muoversi liberamente, valgono solo per alcuni. Vito Berti è il segretario di Sfida per la provincia di Lecce. Durante le festività è solito raggiungere la sorella a Roma. Alle 19 e 47 del 2 aprile 2010, venerdì santo, invia una mail alla Sala Blu, il centro di assistenza predisposto da Trenitalia per i clienti diversamente abili. Scrive: "Sono un disabile in sedia a rotelle. Lunedì dovrei partire col treno da Lecce per recarmi a Roma. Vorrei sapere se il servizio di assistenza è comunque garantito, visto il perdurare dell'interruzione causata dalla frana di Montaguto. Cordiali Saluti".

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La risposta è puntuale: compare sulla casella mail di Vito Berti dopo 26 minuti. A firmarla è il responsabile della Sala Blu di Roma Termini. Che replica: "Gentile cliente, siamo spiacenti. Ma, proprio a causa dell'interruzione, non è possibile garantire alcun tipo di assistenza. Con l'occasione le auguriamo una serena Pasqua". Vito resta allibito. E, il giorno dopo, al danno si aggiunge la beffa. Riceve una telefonata. E' un dirigente delle Ferrovie dello Stato. Che gli annuncia: "Caro signor Berti abbiamo trovato una soluzione". Ma per il signor Berti, i secondi di sollievo sono pochi. Trenitalia informa, infatti, "che da Lecce sarà possibile raggiungere Roma via Bologna". Cioè utilizzare prima la tratta Lecce-Bologna. Per poi arrivare a Roma.


"Mi sono sentito come al solito in queste situazioni: comunque discriminato", dice a
Repubblica Vito Berti. Che rivolge ai vertici di Trenitalia domande pesanti come pietre: "Il motivo del mio viaggio a Roma era di carattere personale. Ma se per caso avessi dovuto fare una visita medica importante, cosa avrebbero risposto? E cosa rispondono alle migliaia di persone disabili che dalla Puglia raggiungono Roma per essere visitate? Di passare prima da Bologna?". Per Berti il problema è di fondo, e consiste nella mancanza di applicazione della legislatura esistente. "Rendono impossibile la vita delle persone. Usiamo termini forti, è vero. Ma le nostre parole non sono lontane dalla realtà. E nel Mezzogiorno siamo al culmine della disperazione: tra i disabili aumentano i suicidi, ma nessuno ne parla". 

Il segretario nazionale di Sfida, Dino Di Tullio, aspetta "delle scuse ufficiali, una risposta forte. Si tratta di situazioni orribili che non devono più accadere. C'è bisogno dell'intervento della politica". Situazioni orribili. E che, purtroppo, non sono isolate. "Accade anche in altre zone d'Italia. Il guaio  è che manca assistenza concreta. Le sembra giusto che per spostarsi, un disabile debba avvisare 24 ore prima?".

(C) Repubblica.it