Da quando ho avuto il privilegio di leggere questo autentico monumento della nostra storia – ha detto l’assessore Amati - il mio rapporto con la risorsa acqua, con lo spazzolino da denti e con le abitudini quotidiane è completamente cambiato. Ho pensato di far ristampare questo testo e di distribuirlo a tutte le biblioteche e le scuole della regione proprio perché credo sia importante conoscere la storia del nostro Acquedotto, una storia di giustizia e di equità che rappresenta il passaggio alla civiltà. Fino al 24 aprile del 1915 infatti – ha spiegato - giorno in cui in Piazza Umberto a Bari zampillò l’acqua per la prima volta, soltanto i ricchi avevano il privilegio di attingere a cisterne private; i poveri invece prendevano l’acqua da vasche comuni che, oltre ad acqua piovana, introitavano di tutto, procurando malattie come il colera. Tutto questo successe fino a quando un ingegnere geniale e visionario, Camillo Rosalba, non si rese conto della necessità di prendere l’acqua da Caposele.

{affiliatetextads 1,,_plugin}Il liberale Giolitti poi revocò la concessione per lo sfruttamento delle sorgenti a Zampari per istituire il Consorzio per l’Acquedotto Pugliese. Oggi – ha concluso l’assessore alle Opere Pubbliche - il Governo nazionale vuole privatizzare la gestione del servizio idrico integrato, cosa contro cui combatteremo, come spesso diciamo, col coltello tra i denti”. (com/nlo)