Finora so­no state utilizzate la sala opera­toria del secondo gruppo e la sa­la di emodinamica. «Abbiamo girovagato per attuare queste procedure che sono importan­tissime e possono salvare la vi­ta degli ammalati», racconta il direttore dell’Unità operativa complessa di Cardiologia del­l’ospedale leccese, Francesco Magliari. «Siamo contenti per­ché - dice - si tratta di un passo avanti importante nell’ottica di offrire servizi sempre più effi­cienti ». La nuova sala servirà per l’impianto sia di pacemaker sia di defibrillatori, anche biventri­colari, che agiscono a destra e a sinistra del muscolo cardiaco e che consentono di aiutare pa­zienti con cuore molto compro­messo e di proteggerli dalla morte aritmica, vale a dire dal decesso improvviso dovuto ad aritmie gravi.

Sarà anche possi­bile praticare l’ablazione della fibrillazione atriale, oggi impos­sibile per la mancanza di un la­boratorio dedicato. «È fonda­mentale avere una sala ad hoc e, malgrado il nostro sia il più grosso ospedale della provincia - ravvisa Magliari - , non ce l’aveva. Il problema quindi era importante, ma è stato affronta­to, insieme al direttore genera­le dell’Asl, Guido Scoditti, e al direttore sanitario, Franco Sana­po, anche se ancora non com­pletamente risolto». Al primo piano del «Fazzi», dove si trova Cardiologia, si stanno eseguendo le opere mu­rarie e presto si passerà alla in­stallazione degli impianti. «Era un paradosso che non dispones­simo di questo ambiente - spie­ga Francesco Magliari - , specie se si considera il numero di pro­cedure che eseguiamo. Molti pazienti erano costretti ad anda­re a Bari o altrove per curarsi. Noi eseguiamo circa 500 inter­venti all’anno sia di elettrosti­molazione, sia di elettrofisiolo­gia interventistica».

I defibrillatori biventricolari sono delle macchine molto sofi­sticate che, collegate al cuore per mezzo di speciali cateteri, entrano in funzione in caso di aritmia erogando la scarica elet­trica necessaria per garantire il corretto funzionamento del mu­scolo cardiaco e nel contempo assicurano un miglior funziona­mento del cuore. Si utilizzano per trattare lo scompenso cardi­aco avanzato e le aritmie poten­zialmente letali. Al «Fazzi» ven­gono effettuati gli studi elettro­fisiologici che consentono di apprendere il meccanismo del­le aritmie parossistiche e di pro­cedere, se necessario, all’abla­zione, cioè alla eliminazione del circuito patologico attraver­so delle micro ustioni prodotte da una radiofrequenza. Il re­sponsabile della struttura sem­plice di Elettrostimolazione ed elettrofisiologia è il dottor En­nio Pisanò, coadiuvato dal dot­tor Giovanni Milanese.

Antonio Della Rocca - Corrieredelmezzogiorno.it