{affiliatetextads 1,,_plugin}Il testo di Viterbo, a quasi 60 anni dalla prima pubblicazione, rimane un importante punto di riferimento storico, in quanto ripercorre tutte le fasi che hanno portato alla nascita del più grande Acquedotto d’Europa. Il libro narra una storia di giustizia e di equità che rappresenta il passaggio alla civiltà. Fino al 24 aprile del 1915 infatti, giorno in cui in Piazza Umberto a Bari zampillò l’acqua per la prima volta, soltanto i ricchi avevano il privilegio di attingere a cisterne private; i poveri invece prendevano l’acqua da vasche comuni che, oltre ad acqua piovana, introitavano di tutto, procurando malattie come il colera. Tutto questo successe fino a quando un ingegnere, Camillo Rosalba, non si rese conto della necessità di prendere l’acqua da Caposele. Il liberale Giolitti poi revocò la concessione per lo sfruttamento delle sorgenti a Zampari per istituire il Consorzio per l’Acquedotto Pugliese.

La nuova edizione del libro è stata ulteriormente arricchita con una prefazione dell’assessore Amati e con una Postfazione di Massimiliano Scagliarini che dà conto degli ultimi 50 anni di vita dell’Acquedotto, a quasi un secolo dalla sua nascita.