Ragione fondamentale per mantenere il servizio in mano al pubblico è un aumento dei prezzi che deriverebbe dalla gestione del privato, “che peserebbe soprattutto sulle famiglie in difficoltà”. Per cui è necessario “sostenere tutto ciò che concorre al bene comune e non condividere quanto vi si oppone”. Non manca il richiamo alle parole del Papa che, nell'Enciclica Caritas in Veritate afferma: "È necessario, pertanto, che maturi una coscienza solidale che consideri l'alimentazione e l'accesso all'acqua come diritti universali di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni".  Don Fiore invita pertanto a sottoscrivere la petizione al Comune di Altamura, per la modifica degli Statuti comunale e provinciale, con l'introduzione del seguente articolo: "L'Acqua è un Bene Comune, diritto universale di ogni essere vivente. Il servizio idrico è un servizio privo di rilevanza economica".

{affiliatetextads 1,,_plugin}Altre dichiarazioni erano state fatte dai Padri Comboniani di Lecce e, a livello nazionale, dai vescovi della diocesi di Termoli-Larino (Molise), dal vescovo di Messina e da Padre Alex Zanotelli, in prima linea per difendere l'acqua bene comune. Nel frattempo, si smuovono un po' le acque nelle istituzioni: il Comune di Terlizzi e quello di Taranto, attraverso una delibera, sanciscono che “l’acqua è un diritto umano e il servizio idrico, privo di rilevanza economica, deve essere gestito da un soggetto di diritto pubblico”. La battaglia inizia il 19 novembre scorso, con l'approvazione in Parlamento dell'articolo 15 del decreto Ronchi. Questo vuole gli acquedotti in mano ai privati, ignorando una direttiva europea, che difende l'accesso pubblico alle fonti idriche.

Noi del Barometro, chiediamo il rispetto di un diritto fondamentale dell'uomo e ci rivolgiamo ai nostri politici locali. E se ancora non fosse chiaro: Giù le mani dall'acqua!

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