La bocciatura al completamento dell’opera, avviene nel 1993 a seguito di uno studio commissionato dalla Regione a un’equipe coordinata dall’ex rettore di Padova.In seguito altri studi hanno dimostrato l'importanza dell’idrovia che coglie vari obiettivi come il decongestionamento dell'intasata A 4 (Torino-Venezia-Trieste) e la statale 11 tra Padova e Venezia . Nel 1985 un approfondito studio svolto dallo studio d’Ingegneria C.P.C. di Padova, con la consulenza general della Halcrow e Codi Londra quantificava in circa 40 mila autotreni annui il traffico attratto dall’idrovia. Si tenga presente che il conto è fatto per navigli da 1350 tonnellate e non su quelli da 2000 tonnellate che dovrebbero invece interessare il progetto riveduto dell’asta idroviaria. L’idrovia inoltre avrebbe la funzione di scolmatore delle piene del Brenta , salvaguardando il rischio di alluvione nel territorio della Bassa padovana dovuta all’altissima instabilità idraulica per l’ incapacità della rete idraulica minore , formata dai canali della bonifica , che hanno visto crescere in modo considerevole le portate da fronteggiare a causa della crescita impetuosa della urbanizzazione e delle trasformazioni nell’uso del suolo .

{affiliatetextads 1,,_plugin}Incomprensibilmente, però nel Piano Regionale dei Trasporti del Veneto è prevista invece la trasformazione dell’asta idroviaria in, udite udite, “camionabile”.La cementificazione dell’asta produrrà l’aumento del rischio d’inondazione del padovano come denunciato da una delle massime autorità del settore, il prof. D’Alpaos dell’Università di Padova.L’Unione Europea ha rilanciato le vie navigabili attraverso la revisione delle reti strategiche di trasporto (TEN-T) e lo sviluppo del Programma NAIDES che si pone come obiettivo il potenziamento e rilancio del trasporto fluviale. Il Governo attraverso l'Allegato Infrastrutture al Documento di Programmazione Economico e Finanziaria, ha "recuperato" l'asta idroviaria Padova-Venezia catalogandola nella generica e atemporale voce " attività programmate ".

Il 7 febbraio del 2000, non molto lontano da Padova, si sono conclusi i lavori di armamento della foce del Po di Levante che permetterà il traffico dal Mar Adriatico al porto interno di Rovigo. Dal terminal di Porto Levante a 18 km dalla costa, possono partire imbarcazioni che risalgono il Po a Cremona e il Canal Bianco a Mantova, ma anche verso Padova, Venezia, Chioggia e Ravenna. Nell'Allegato Infrastrutture il Governo afferma inoltre di voler recuperare i 990 Km di rete e canali fluviali ubicati nel Settentrione d'Italia dove è movimentato il 60% delle merci del Paese. Noi osserviamo che il Governo sarebbe stato molto più credibile se, unitamente alle dichiarazioni di principio, avesse allocato delle risorse in bilancio per dare un segnale chiaro verso una modalità di trasporto economica e ambientalmente sostenibile. Aggiungiamo infine che il 40% della spesa energetica è dovuta ai trasporti che in termini d’impatto ambientale hanno inciso con un incremento del 28% nella emissione di gas serra rispetto al 1990.

Erasmo Venosi