Berlusconi preferiva le campagne elettorali infinite e amava sguazzare nei comizi in giro per la Sardegna e l'Abruzzo piuttosto che prendere le eventuali contromisure. Un Governo quindi che negava la crisi con il benestare del Ministero dell'Economia Tremonti. Come dimenticare le innumerevoli uscite nei vari programmi televisivi dove l'oramai ex Ministro negava la crisi affermando che in realtà l'"Italia stava meglio degli altri." Per il Presidente del Consiglio poi nominare la parola "crisi" era un'eresia. La crisi non esisteva e non è mai estita nemmeno per le rassicuranti parole del TG1 dove ogni giorno si ascoltavano dichiarazioni di questo o quell'esponente politico di centrodestra che rimarcavano come l'Italia avesse oramai superato la fase critica, lasciandosi alle spalle la crisi e avanzando verso una fase di sviluppo e prosperità.

Ma la maggioranza, seppur granitica non era in grado di Governare. Il Governo, formato da Ministri abbastanza incompetenti a cui era stato assegnato un ruolo solo e soltanto perchè di bell'aspetto, non poteva garantire la cultura e la competenza necessaria ad assistere il Paese durante questa travagliata fase economica. Il Parlamento è stato chiuso per mesi in quanto non vi erano provvedimenti da discutere dato che il Presidente del Consiglio preferiva governare per Fiducia e andando giornalmente in Abruzzo a supportare una personale campagna elettorale perenne diffusa a 360° dalle reti Rai e Mediaset. Giornalmente si assistiva alla stucchevole presentatrice del TG1 che annunciava le famose riforme, mentre tutto il mondo andava a rotli. L'alleato di Governo padano (Lega Nord) aveva invece altri obiettivi per fare ancora più propaganda: un film (fallimentare tra l'altro) in cui si eloggiava Barbarossa pagato con i soldi della RAI e le ronde padane che avrebbero dovuto agire là dove lo Stato (da loro diretto) aveva invece fallito.

Ma la propaganda funziona un anno, due anni, ma le bugie hanno le gambe corte. Intanto la crisi incalzava, gli imprenditori del Nord - Est si suicidavano ma Minzolini al TG1 parlava dei berretti tornati di moda e della gara dei ravanelli giganti. Un Governo inconcludente da cui nell'Aprile 2010 Fini decide di uscire e fondare così FLI. La crisi della maggioranza è ora ufficiale, si arriva con un tira e molla infinito al Dicembre dove si vota la fiducia e il PDL la scampa per un soffio grazie a qualche deputato eletto all'opposizione che viene convertito sulla famosa via di Damasco. Ma non c'è niente da fare, il Governo non va. I Problemi personali del Presidente del Consiglio evidentemente non possono essere i problemi di una Nazione. L'epilogo comincia con le elezioni amministrative del 2011 dove il PDL-Lega Nord perde tutto ciò che c'era da perdere. Nel Lombardo la Lega Nord perde in ogni comune dove si presenta indifferentemente dal fatto che corre da sola o con il fidato compagno di governo. Ma lo schiaffo più pesante il Governo lo prende a Milano, dove il candidato di Sinistra-Ecologia-Libertà assegna una sonora sconfitta alla Letizia Moratti, candidata del PDL-Lega e sindaco uscente. Così come Milano fu il nastro di partenza negli anni 80 per la fulminante carriera politica di Berlusconi così la città ne ha preannunciato la sua caduta.

Le difficoltà sui mercati finanziari non stanno certo ad aspettare il Governo e la situazione si fa molto critica. L'Unione Erupea chiede degli impegni a Berlusconi ma come al solito fa orecchio da mercante. Non potrà mai lui prendersi la responsabilità di promulgare atti impopolari e preferisce restare immobile foraggiando però contemporaneamente una spesa pubblica giunta al massimo storico da quando esiste la Repubblica. L'economia va male, il debito pubblico è troppo, il Governo non governa ma pensa alle intercettazioni e ai suoi giudiziari del Presidente del Consiglio grazie al grande appoggio dato anche, non dimentichiamocelo dalla Lega Nord. Non è una situazione buona, i mercati se ne accorgono e danno l'affondo definitivo. Il resto è storia recente.

Sinceramente dei vai La Russa, Frattini, Brambilla, Giovanardi, Gelmini, Meloni, Maroni, Calderoli, Fitto, Santanchè e delle altre soubrette che affollavano i banchi del governo nessuno ne sentirà la mancanza.