Antgul, nome d’arte di Antonio Gullo, e’ un music producer e ingegnere del suono che nasce a Pomigliano d’Arco (NA) 11/10/77 e comincia la sua carriera a 21 anni come ingegnere del suono e light designer per concerti, teatri e musical in giro per l’Italia.
Si trasferisce a Roma dove nel 2007 si diploma in cinematografia all’istituto di Stato Roberto Rossellini ex Ponti / De Laurentiis Studio , specializzandosi anche in montaggio video e suono cinematografico in dolby surround 5.1. Inizia da allora una carriera nella tv e nel cinema lavorando dal 16/35 mm formato pellicola ai nuovi standard mondiali di ripresa e montaggio digitali. Un percorso il suo che lo porta negli USA, a Los Angeles (CA), dove inizia a collaborare in molti music video di star dell’ hip hop e del blues classico fino alla realizzazione di 3 lungometraggi di cui cura la cinematografia, il montaggio e il suono per la distribuzione teatrale.
Il Detevilus Project nasce nel 2010 in provincia di Varese, da un'idea di Matteo Venegoni, ex chitarrista dei Nekrosun. Convinto per la strada dell'autoproduzione, il progetto prende vita solo nel febbraio 2019, una volta allestito un piccolo studio di registrazione in casa.
Rifacendosi soprattutto al Death Metal, al Progressive Metal e al Djent, lo stile del Detevilus Project prende elementi da ognuno di essi, fondendoli insieme.
Durante la primavera 2020 sono iniziate le registrazioni del suo album di debutto “Reborn”, attualmente in fase di mixaggio e mastering, che vedrà la luce verso la fine di Settembre 2020.
Presentazione di “Reborn”:
Di questo album fa parte il primo singolo, ossia la titletrack “Reborn”. Questa canzone rappresenta la nascita del Detevilus Project. Vengono descritti gli stati d'animo, la decisione di creare questo progetto e la mia rinascita musicale.
Leggi tutto: Detevilus Project – è uscito il singolo “Reborn”
"Come Piove" è il primo singolo di Meda, estratto dal suo Ep in uscita il prossimo autunno. Meda è un artista che si sta facendo notare per la freschezza e l’immediatezza dei suoi brani, tratti che rispecchiano in pieno la sua personalità. Come Piove è un brano indie/pop che, nonostante il titolo, ha le caratteristiche per diventare un tormentone estivo, riprendendo la tradizione folk/cantautorale con un sound dal gusto brit-pop.
Domenica 28 giugno 2020 è uscito su tutte le piattaforme digitali “Una Rosa Bianca” (Yourvoice Records), il secondo singolo di Giosef, cantautore torinese trapiantato a Rimini.
Nel nuovo brano di Giosef, la “Rosa Bianca” rappresenta tutte quelle cose che ci aiutano in quei periodi in cui il morale è giù e la nostra fiducia in noi stessi è al minimo. La Rosa Bianca è come una luce, quel qualcosa che ti porta fuori da queste situazioni e ti fa stare meglio.
Giosef, nome d’arte di Giuseppe Oppedisano, ha iniziato a fare musica per esigenza: aveva un estremo bisogno di trascrivere in musica le proprie emozioni.
Un passaggio fondamentale nel suo percorso è stato un seminario al C.E.T. di Mogol durante il quale ha imparato non solo varie tecniche di scrittura e songwriting, ma anche, e soprattutto, quello che voleva effettivamente scrivere nei propri brani, quello che voleva raccontare di sé.
Il suo primo disco si intitola “Libera Uscita”; il singolo in uscita domani, “Una Rosa Bianca”, fa parte del suo secondo progetto, ”La rinascita del Viola”, che verrà pubblicato a fine 2020.
I colori sono una costante nei titoli dei suoi brani perché Giosef ama i colori, che denotano stati d’animo e hanno un significato importante nella vita di tutti noi. Tutto il suo secondo disco si basa sul suo modo di pensare, sulla sua personale visione della vita, vista come un percorso di continua crescita ed evoluzione, sia artistica che umana.
Il suo secondo album sarà composto da otto brani, ognuno dei quali rappresenterà come il capitolo di un libro. Queste canzoni si potranno ascoltare separatamente, singolo per singolo, ma avranno molta più forza se ascoltate in ordine, come si faceva con i cd e i vinili.
Digitalizzazione post-lockdown: il 20% delle imprese presenti online ha avviato nuovi servizi di delivery e vendita sul web.
Come cambia e a che punto è il livello di digitalizzazione delle pmi italiane e quali sono le azioni messe in campo per far fronte al periodo di lockdown appena trascorso? Questi sono solo alcuni degli interrogativi affrontati dal PMI Digital Index 2020, il report creato da GoDaddy per approfondire il livello di maturità digitale delle micro-imprese italiane.
La ricerca ha coinvolto 4.000 imprese italiane e ha analizzato circa 120 parametri suddivisi in 4 macro aree, con l’aggiunta di un intero filone dedicato alla reattività digitale delle imprese italiane nel corso dell’emergenza sanitaria Covid-19.
Rispetto all’ultima rilevazione, cresce di due punti il grado di digitalizzazione aggregato che si è attestato a 56/100, un numero che sintetizza la propensione al digitale delle PMI. Altri dati positivi riguardano sia la qualità della presenza online che arriva al 56% (+11%), sia le azioni di visibilità digitale messe in atto dall’azienda, dimensione che registra un 43%, con un +10% rispetto al 2019.
Tra gli esempi troviamo la presenza sui social network, il 47% delle PMI ha una pagina Facebook, e il maggior uso di strumenti di digital marketing come la pubblicità Display utilizzata dal 10% delle imprese. A livello geografico, nel 2020 le regioni più digitalizzate sono Friuli-Venezia Giulia, Puglia, Emilia-Romagna e Marche e le meno digitalizzate Toscana, Sicilia e Abruzzo.
L’indagine ha poi approfondito la risposta delle pmi italiane di fronte all’emergenza sanitaria relativa al COVID-19, visto che il periodo di chiusura forzata ha dato un forte impulso alla ricerca di nuovi canali digitali per garantire continuità agli affari. Dall’analisi è emerso che il 41% delle micro aziende ha un sito web vetrina indicizzato dai motori di ricerca, ma solo il 27% attrae dei volumi di traffico rilevanti con più di 500 visite al mese.
Durante il lockdown le pmi italiane hanno mostrato grande capacità di reazione, sviluppando dei servizi digitali per restare in contatto con i propri clienti e conquistarne di nuovi: il 20% delle imprese presenti online, e in particolare quelle attive nella ristorazione, hanno attivato dei servizi di delivery e di vendita sul web.
In ogni caso la strada da percorrere è ancora molta visto che, come osserva il Regional Director di GoDaddy per Italia, Spagna e Francia Gianluca Stamerra, “Solo pochi casi virtuosi (10%) hanno attivato investimenti significativi durante il periodo di lockdown. Allo stesso tempo, il fatto che il 63% delle piccole aziende riesca a generare meno di 500 visite mensili sul proprio sito web dimostra che esiste un enorme potenziale di miglioramento”.
Per approfondire tutti i dati riguardanti le PMI italiane e il livello di digitalizzazione è possibile consultare il PMI Digital Index completo visitando il blog di GoDaddy.
Per rimanere vicino alle imprese in questo anno difficile, GoDaddy ha inoltre lanciato una nuova iniziativa in collaborazione con Microsoft Italia e Ninja Academy: la GoDaddy School of Digital, una “scuola del digitale” gratuita che ha l’obiettivo di fornire strumenti e competenze nell’ambito del Digital Marketing, per colmare il divario digitale e favorire una ripresa dalla crisi il più veloce possibile.
Oggi fare affari significa muoversi in un mercato globale: il 40% degli scambi commerciali a livello mondiale avviene tra paesi esteri con continue opportunità su larga scala.
Con il mondo del business che si fa sempre più internazionale, Global Voices, agenzia di traduzione e interpretariato professionale, ha realizzato l’infografica “Le lingue del business: quali bisogna conoscere nel 2020”, per offrire una panoramica sulle lingue straniere oggi più importanti per l’economia italiana e che potrebbero quindi aiutarne la ripresa.
Se da un lato la Germania e la Francia sono tra i principali paesi con cui l’Italia intrattiene rapporti commerciali, va anche detto che sia il tedesco che il francese sono tra le lingue straniere più conosciute nella Penisola, al contrario di altre che si stanno rivelando sempre più fondamentali e che potrebbero fare la differenza per un’azienda, ossia l’arabo, il cinese e l’inglese.
Arabo e cinese sono due lingue sempre più rilevanti nel mondo degli affari e in forte espansione, ma sono anche tra gli idiomi più difficili da imparare: per entrambe si stima che servano in media 2.200 ore di apprendimento per raggiungere un buon livello.
Scendendo più nel dettaglio, l’arabo è una lingua emergente a livello globale e in futuro rivestirà un ruolo primario: grazie alla florida economia locale, l’arabo è destinato a diventare la quinta lingua più rilevante al mondo, ma attualmente è parlato solo dallo 0,65% della popolazione italiana.
Il cinese rappresenta invece da più tempo una lingua molto importante per le imprese italiane: la Cina è infatti il terzo partner italiano per l’import ma, ad oggi, la sua lingua viene parlata solo dallo 0,11% degli italiani. Il cinese, che è anche la lingua più antica del mondo, è destinata a diventare la seconda più potente e sarà sempre più fondamentale anche per il mondo dell’e-commerce, nel quale conta già 421 milioni di utenti internet.
L’inglese, infine, è sì conosciuto da 17 milioni di italiani, ma solo il 10,8% lo parla a un livello professionale. Questa lingua è ovviamente di primaria importanza: parlata in totale da 2,32 miliardi di persone, attualmente è la più utilizzata sul web: quasi il 60% di tutti i contenuti online sono in inglese e 469 milioni di utenti internet sono madrelingua inglesi; quello inglese rappresenta quindi un importantissimo mercato per le aziende italiane.