Continua la colonia estiva per gli ospiti dei quattro Centri Diurni di Massafra, Mottola, Palagiano e Statte, gestiti dalla Società Cooperativa Sociale “La Vela”.
Con tanto di cappello in testa, costume e, soprattutto, voglia di divertirsi, a turnazione, due volte a settimana, dal lunedì al venerdì, i diversamente abili, accompagnati dagli educatori dei rispettivi Centri, raggiungono, con i mezzi messi a disposizione dalla stessa cooperativa, la Marina di Chiatona. Qui, dal 1° luglio, sono ospiti del Lido del Finanziere e lo saranno ancora per alcuni giorni.
Punto di raccolta ogni mattina, alle 8, è il Centro Diurno. Poi, di filata verso la Marina. Rientro previsto dalle 12,30.
“In spiaggia, i nostri ospiti – ci spiega Adriano Morales, presidente della Cooperativa, che, il più delle volte, è con loro – si divertono, ognuno per le proprie possibilità”. C’è chi gioca a beach volley, chi a bocce; c’è chi preferisce starsene in acqua, dove, però, non manca l’intrattenimento. Gli operatori impegnano tutti con giochi d’acqua o giochi di gruppo. Assistenza garantita anche per i casi più gravi.
Per chi ha ridotte abilità motorie, ci si è attrezzati anche di job, la sedia adatta per vivere pienamente il mare come la sabbia: leggera e multifunzionale, consente di entrare in acqua comodamente seduti.
“Ogni Centro è una grande famiglia. E, come in ogni famiglia, ciascuno ha il diritto di farsi un po’ di ferie, rilassarsi, prendere il sole e godersi l’estate. I nostri ospiti adorano la colonia estiva, anche perché cerchiamo – continua Morales - nel limite del possibile, di far vivere a tutti l’estate a 360 gradi, mare compreso, senza barriere ed ostacoli di ogni sorta. L’estate arriva per tutti”.
Dopo la chiusura ferragostana, probabilmente, da fuori programma, sarà organizzata un’altra settimana al mare. Destinazione, sempre la Marina di Chiatona.
“Naturabilia. I Paesaggi di Luigi De Giovanni” è il titolo dell’evento conclusivo della rassegna organizzata dall’associazione “Artemide’s garden” che si apre il 29 luglio, ore 19 nelle sale del Museo “Liborio Romano” a Patù, in piazza Indipendenza.
L’evento, patrocinato dal Comune di Patù, è realizzato in collaborazione con l’associazione “E20Cult”, la casa editrice “Il Raggio Verde” e la rivista “Arte e Luoghi”.
Dopo i saluti istituzionali del sindaco Gabriele Abaterusso e di Pina Leo assessore alla cultura,
e l’intervento di Doriana Artemide, dell’associazione “Artemid’s Garden” che ha ideato la rassegna, presenterà l’artista Antonietta Fulvio direttore responsabile della rivista Arte e Luoghi.
Una nuova personale di pittura “per riannodare il filo mai interrotto del suo “Dialogo con la natura”, coerente centro della sua poetica che lo ha visto esporre da Parigi a New York, da Cannes a Bruxelles oltre che nelle principali città italiane. Evento conclusivo di una rassegna che prende il titolo dal nome del capolavoro di Adalgisa Lugli Naturalia et Mirabilia e dal concetto di Wunderkammer dei collezionisti di un tempo. Allestita dall’architetto Stefania Branca, la mostra sarà incentrata sulla produzione pittorica di Luigi De Giovanni dedicata a paesaggi, marine e la straordinaria flora della campagna salentina.
Nell’ambito della mostra è stata inserita, il 2 agosto alle ore 19, la presentazione del volume Il paese della rosa peonia di Federica Murgia (edito da Il Raggio Verde), di cui l’artista firma l’immagine in copertina: uno splendido scorcio della Sardegna, un particolare di Dolianova, che richiama le atmosfere narrate nel libro. In mostra fino al 14 agosto ci saranno i paesaggi del Salento che l’artista ama ritrarre en plein air, raggiungendo luoghi, talvolta quasi inaccessibili, al chiarore dell’alba munito di cavalletto tele e colori per catturare una minima variazione di luce, il gioco di ombre o semplicemente i fotogrammi di una pellicola che la natura srotola davanti ai nostri occhi, quotidianamente.
Notizie biografiche
Luigi De Giovanni, nato a Specchia dove ha un proprio Atelier, vive ed opera tra il Salento e Cagliari. Diplomatosi all’Istituto d’Arte di Poggiardo nel 1969, nel 1974 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma. Nel 1973 con il Maestro Avanessian inizia lo studio dell’imprimitura delle tele e delle terre. Nel 1974 si perfeziona nella tecnica ad olio. Nel 1980 sperimenta la tempera all’uovo; realizza alcune opere con un unico filo conduttore “scalate sociali”. Nel 1988 sperimenta tecniche miste con l’uso di materiali di scarto simbolo di “rifiuto” quali segatura, trucioli metallici, pezzi di gomma inservibili, carta e tessuti. Nello stesso anno inizia il rapporto con la Galleria “Mentana” di Firenze che lo presenta alla fiera Arco di Madrid. Negli anni novanta inizia a realizzare ed a esporre opere che hanno come filo conduttore “l’angoscia nella società attuale” e comincia ad usare i vecchi jeans come tele per le sue opere a carattere sociale. Il rapporto uomo natura è il fulcro della sua poetica che indaga il paesaggio e la luce cogliendo il problema dell’estetizzazione del reale nell’esigenza di raccontare per immagini e la continua ricerca di autenticità.
che coglie la problematica Il nuovo millennio lo vede siglare importanti collaborazioni con la Galleria della Tartaruga di Roma e la Galleria “Il Millennio” di Venezia. La sua lunga carriera artistica lo ha visto tenere mostre in tutto il mondo: New York, Tokyo, Bruxelles, Madrid, Siviglia, Cannes oltre che nelle principali città italiane, da Milano a Roma, Firenze, Pisa, Ferrara, Lecce.
Le mille sfumature del mondo femminile e la sconvolgente attualità di messe in scena capaci di sondare i misteri e le parti più oscure dell’animo umano. Rappresentarle, teorizzavano gli antichi tragediografi greci, per vincerle. Per neutralizzarle. È il filo conduttore della seconda edizione di Mitika – Teatro e Mito nella contemporaneità” in programma al Teatro Romano di Lecce, dall’8 agosto al 6 settembre 2016, con un cartellone ricco di drammi antichi, capaci di bissare lo straordinario successo della scorsa estate, quando in migliaia, dalle gradinate millenarie della piccola mezzaluna di pietra nel cuore di Lecce, hanno assistito alle vicende numinose messe in scena per la prima edizione di Mitika.
Cos’è Mitika: è il Mito che rivive nella Terra del Mito, dopo secoli di oblio. La bellezza immortale dei classici, con il loro impatto dirompente e catartico, a riempire finalmente uno dei Luoghi degli Dei di cui Lecce risplende. È questo il senso della rassegna concepita per restituire a Lecce uno spazio per la tradizione del teatro classico.
“Ho sempre pensato - spiega Carla Guido, direttrice artistica della kermesse da lei ideata, organizzata da Aletheia Teatro - che la nostra terra avesse pieno diritto di essere accomunata agli altri grandi Luoghi del Mito, alle altre capitali della Magna Grecia come Siracusa e Taormina. Così è nata 'Mitika': dall’esigenza di ridare la dignità della classicità alla nostra terra. Sono molto lieta che Lecce e il Salento abbiano finora risposto a questo mio appello in maniera entusiasmante, e che anche alcune grandi compagnie del circuito teatrale internazionale, le stesse degli altri Luoghi del Mito, abbiano accettato il nostro invito a lavorare qui”.
Il cartellone: grande inaugurazione l’8 agosto alle 21 con “Erodiade” di Giovanni Testori, diretto e interpretato da Iaia Forte, a cura di Khora Teatro, Pierfrancesco Pisani, OffRome; secondo appuntamento il 17 agosto, stesso orario, con “Schegge di Mediterraneo/Festival dell’eccellenza al femminile” e “Fedra – Diritto all’amore”, con testo originale di Eva Cantarella, protagonista Galatea Ranzi. Si prosegue il 20 agosto con la Compagnia Lombardi Tiezzi, in collaborazione con AC Zerkalo e “Agamennone” da Eschilo, di Fabrizio Sinisi, con Paolo Graziosi, Daniela Poggi, Valeria Perdonò, Elisabetta Arosio e la regia di Alessandro Machìa; ancora, 30 e 31 agosto – stavolta nell’ex Convento degli Olivetani – con “Dimenticare Medea – Un percorso di studio e di lavoro”, con la collaborazione drammaturgica di Riccardo Spagnulo, degli allievi dell’Accademia Mediterranea dell’Attore e la partecipazione amichevole di Carla Guido (ideazione e regia di Tonio De Nitto). Ultimo appuntamento il 6 settembre, tornando al Teatro Romano, con Astragali e le “Metamorfosi” da Ovidio, ovvero “Donne che resistono alla violenza degli dei”: scrittura e regia di Fabio Tolledi, partecipazione di Lenia Gadaleta, Roberta Quarta, Simonetta Rotundo, Petur Gaidarov, Onur Uysal, Hamado Tiemtorè, musiche di “Insintesi”.
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“Mitika – Teatro e Mito nella contemporaneità” si avvale del sostegno dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Lecce e della Banca Popolare Pugliese; i biglietti (10 euro platea, 7 euro gradoni; 10 euro per lo spettacolo all’ex Convento degli Olivetani) si potranno acquistare in prevendita presso l’infopoint del Castello Carlo V di Lecce, tutti i giorni dalle 9.30 alle 22 (telefono: 0832 246517), oppure la sera stessa dello spettacolo presso il botteghino del Teatro Romano di Lecce (dalle
19 in poi).
Nasce l’associazione ‘Aps Ergane’, nuova realtà culturale salentina, ufficialmente già presentata lo scorso maggio, che si pone come inedito contenitore di condivisione culturale, ma soprattutto informativo. Tra i suoi principali progetti, l’omonima rivista bimestrale ‘Ergane’, rivolta non solo ai lettori pugliesi, ma anche a quelli dell’intero territorio nazionale.
L’associazione prende vita da un’ idea di Giorgia Meo la quale spiega così il suo prodotto editoriale: “Ergane” nasce dall’associazione omonima per promuovere, comunicare, gestire, produrre ed aiutare ogni tipo di sensibilità sociale e stile di vita, attraverso un periodico online che si avvale di varie professionalità, non solo del settore giornalistico. Esso intende valorizzare le nuove strategie, le nuove tecniche e tecnologie di comunicazione per dare maggiore risalto e visibilità ai temi trattati e per promuovere i prodotti che lo sponsorizzano. “Ergane” è aperta ad ogni forma di collaborazione e novità riguardante la cooperazione, lo staff tecnico o creativo. È con l’arte che si elevano le coscienze”.
Tra gli obiettivi c’è, infatti, quello di creare uno spazio informativo accessibile a tutti, ma che si distingue da ciò che il mercato offre nell’ambito territoriale sia per la sua struttura sia per il suo target.
La rivista, guidata dal giornalista Antonio Greco, è divisa in quattro sezioni: ambiente, benessere, cultura e ignoto. La parte dedicata all’ambiente è un vero e proprio percorso tra le bellezze naturali territoriali, con un occhio particolare sulla salvaguardia dei paesaggi naturalistici, sulla protezione degli animali e sulle leggi che preservano sia la fauna che la flora di ogni luogo. La sezione riguardante il benessere coinvolge e riunisce, invece, tematiche che spaziano dalle medicine allopatiche e biointegrate alle tecniche olistiche e spirituali, fino a arrivare alle filosofie orientali, educando il lettore ad un sano sapere sul benessere psico-fisico. La sezione della cultura, invece, tratta tutte le nuove conoscenze riguardo l’ambito culturale, dando spazio anche al talento artistico espresso attraverso qualsiasi forma. L’ultima sezione, denominata precisamente ‘X Ignoto’, svela saperi antichi e spesso poco conosciuti riguardanti misteri ancora irrisolti e ostiche tematiche, dove l’incognito e l’esoterismo vengono trattati con maestria.
Il periodico ‘Ergane’ è stato pensato come un free magazine che si ponga come luogo virtuale dove tutti gli coloro che vorranno fare parte dell’associazione avranno la possibilità di esprimersi, mettere in risalto le proprie competenze o qualità. È stato già pubblicato il secondo numero che può essere consultato, insieme al primo, sul seguente link: www.ergane.org.
La “ Notte della Pizzica a Fragagnano ” - VII edizione
Pina Caiazzo: una lunghissima “Notte di Pizzica” all’insegna dell'allegria,
del divertimento e del ballo sfrenato a suon di tamburelli.
di Vincenzo Ludovico
Fragagnano (Ta) - Sabato 30 Luglio 2016 alle ore 21.00 presso la Zona Industriale ( denominata Zona P.I.P.) del Comune di Fragagnano, i fragorosi rintocchi dei tamburelli e il suono melodico delle castagnette sanciranno l’incipit della tanto attesissima “ Notte della Pizzica ”, giunta alla sua consueta e consolidata settima edizione, evento culturale di musica e danza popolare promosso dal Comune di Fragagnano guidato dalla neo Amministrazione Comunale targata Dott. Giuseppe Fischetti ed organizzato magistralmente dall’Associazione Culturale e Musicale “ Terra Jonica Salentina ”. “ La Notte della Pizzica ” per la comunità fragagnanese, rappresenta ormai da sette anni a questa parte, un evento di aggregazione sociale e culturale, una lunghissima notte in cui si fondono canti, balli, storia locale e soprattutto affascinanti esibizioni legate a pratiche e credenze popolari, che come tante piccole tessere litiche, costituiscono il grande mosaico della millenaria ed antica storia locale della Puglia Dauna, Pauceta e Messapica nonché Salentina. “La Pizzica” è quella tipologia tradizionale di espressioni della danza e dei canti di matrice salentina. Storicamente parlando, non è possibile risalire ad un periodo ben preciso in cui collocarla. Un rituale, dunque, praticato dalla gente più umile, dedita ai lavori più duri che nei momenti di festa si radunava, e ballando e cantando trascorreva le ore per dimenticare le estenuanti fatiche della vita quotidiana. E’ una danza di corteggiamento durante la quale i due danzatori prevalentemente uomo e donna, si avvicinano ma non si toccano mai. Conduce il ballo la donna, che servendosi di piccole fughe, saltelli, repentine fermate e scatti improvvisi, stuzzica l’uomo ad inseguirla, a braccarla delicatamente. Un leggero sfiorarsi, uno scambio di sguardi provocatori, una serie di gesti rimarcano il desiderio dell’uomo di entrare nelle grazie della donna e quello di lei di essere corteggiata dall’amato al quale però sfugge se questi prova ad avvicinarsi e baciarla. Una pratica sicuramente dettata dalle condizioni sociali di un epoca, quando le distanze tra uomini e donne dovevano essere sempre e solo rispettate, nonostante ciò risulta al contempo una scena attuale. Di centrale importanza è il fazzoletto in prevalenza di color rosso che la donna sventola in segno di elegante provocazione agli occhi dell’uomo, il quale però non può prenderlo se non con il consenso della donna amata. La danza di coppia è sostenuta dalla “ ronda ”, cerchio ideato dai danzatori, musicisti e spettatori, dunque, il cerchio rappresenta la perfezione e quindi l’energia esterna che si riversa sulla coppia. Con i suoi misteri e i suoi rituali oggi la pizzica ha il diritto di essere riscoperta e conosciuta da tutti coloro che vogliono far fluire in se stessi l’energia e la forza che tale danza sa sprigionare. Danza tramandata informalmente e direttamente per secoli, oggi studiata ed interpretata perché possa sopravvivere per sempre nella memoria e nella storia del popolo. Il “ rituale della pizzica ”, nasce come musica terapeutica fatta suonare dagli uomini all’interno delle case ed oggi nelle piazze per liberare le “ pizzicate ” dal morso della Taranta, termine salentino per indicare la Tarantola, ragno della famiglia “Lycosidae”, che aveva fama di pizzicare le donne sotto le vesti durante il periodo della mietitura. La musica da loro utilizzata, aveva la funzione di far ballare le donne fino all’estremo, in modo da allontanare il ragno col fazzoletto ed eventualmente ucciderlo liberando le fanciulle colpite dal malessere provocato dal morso. Questa danza è poi stata indicata come “ pizzica tarantata ” proprio per indicare il tipo di danza e da cosa veniva provocata. Oggigiorno rimane l’utilizzo di questo termine per indicarne la particolare danza provocata dalla tarantola, sebbene viene in realtà chiamata unicamente con il nome dell’animale che purtroppo ne provoca tristemente il movimento e il continuo spasmo indotto dal suo morso velenoso. Le antiche leggende pugliesi, narrano che la fanciulla morsa o pizzicata dalla tarantola, cadeva in uno stato di possessione e tutto il paese si riuniva intorno alla sua dimora per aiutarla con un lungo rito di esorcizzazione. L’esorcismo collettivo veniva svolto successivamente all’interno della cappella della chiesa dedicata a San Paolo, a Galatina, proprio durante la festa del santo protettore della città, che secondo le antiche tradizioni invocando la sua indulgenza, il Santo in persona liberava l’anima della fanciulle pizzicate dalla tarantola. A volte l’esorcismo iniziava in camera da letto, dove i suonatori si riunivano per far danzare la pizzicata in modo da uccidere il ragno velenoso che l’aveva fatta ammalare, disponendo intorno al suo letto dei fazzoletti colorati del colore similare al colore del presunto ragno velenoso, a questo punto la fanciulla dopo esser caduta in uno stato di profonda trance, scegliendo il fazzoletto dello stesso colore del ragno artefice della trance, poteva rompere la maledizione esorcizzandosi. La leggenda legata a San Paolo narra che al tempo della diffusione del Vangelo di Gesù, i due discepoli, Pietro e Paolo, si erano recati in terra salentina. Il popolo dell’allora Galatina, accolsero con grande calore l’arrivo dei discepoli, e una donna offrì loro tutto ciò che aveva: cibo per potersi sfamare e un giaciglio sul quale poter dormire. San Paolo, toccato dalla gentilezza proferita dalla donna che si era dimostrata così generosa, volle ricambiare tanta cortesia e benedisse lei e la sua famiglia, concedendogli il potere di guarire tutti coloro che sarebbero stati morsi dagli animali velenosi presenti nelle loro terre. La famiglia della donna e tutti i loro discendenti sarebbero diventati immuni ai morsi velenosi, e avrebbero potuto aiutare coloro che invece ne cadevano vittime. Per far ciò consacrò l’acqua del pozzo che avrebbe dato un valido aiuto nell’annullare il potere malefico del veleno. Ad ogni modo, affinché ciò avvenisse, era necessario seguire un rito, memoria di antichi riti propiziatori, da eseguire con fedele precisione. Sulla ferita del morso dell’animale si doveva tracciare il segno della croce, simbolo di benedizione cristiana, e il “pizzicato” doveva poi bere dell’acqua benedetta del pozzo presente all’interno della casa della donna consacrata dal Santo, in modo da poter espellere tutto il male con il suo veleno.
Intorno alla fonte del pozzo, in seguito, è stata costruita una cappella, oggi Chiesa di San Paolo, dove le donne pizzicate venivano poi portate per l’esorcismo, che spesso durava giorni e giorni, finché la donna, stanca e spossata, lasciava andare via il male grazie all’intercessione di San Paolo. La tradizione pugliese vuole che una delle tante varianti della pizzica sia, principalmente, una danza di corteggiamento dove la donna, muovendo i passi e saltellando al ritmo dei tamburelli, si lascia corteggiare dall’uomo. Questi, avvolto dalla sensualità della danza, della musica e dagli sguardi di lei, lascia alla donna il potere della scelta. Ed ella, fedele alla sua storia ancestrale, gestisce le redini del fato e del destino amoroso, scegliendo il proprio partner e lasciandosi scegliere nuovamente da lui. Sarà proprio il fazzoletto rosso, rosso come il sangue e la passione, rosso come l’istinto incontrollato che, sventolato dalle mani di lei, sceglierà il partner. Questi accetterà la scelta della donna e si avvicinerà a lei, nel vortice di una danza erotica e sensuale, fatta di leggeri sfioramenti e sguardi erotici. Il fazzoletto rosso sarà, quindi, strumento di invito per l’uomo, scelto ad unirsi al suo sì. Questo rituale del fazzoletto per la scelta del partner amoroso si ritrova ancora oggi non solo nel Salento, ma in tutta la regione e in alcune aree della Basilicata e della Campania. La tradizione fa risalire l’uso del fazzoletto a periodi molto antichi e lo vuole simbolo d’amore. Il rosso acceso della stoffa emerge tra i movimenti caldi della danza per disegnare vortici di corteggiamento e di amoreggiamenti, per esprimere la propria voce una volta che la donna ha scelto il suo uomo. Giunti a questo punto il fazzoletto diverrà simbolo dell’amore concesso al partner da parte della fanciulla, la quale dona quel fazzoletto, rosso come il suo cuore, a colui che l’ha conquistata. Alcuni studiosi sostengono, oggi, che il fazzoletto non appartiene alla tradizione della danza, ma che sia stato aggiunto in seguito, a mo’ di ornamento. Le mani delle danzatrici si abbellivano del rosso della sua stoffa per aggiungere colore alla coreografia di una danza già di per sé travolgente. Quale che sia la sua vera storia, il rosso di quel fazzoletto è di sicuro simbolo emblematico di un sentimento forte ed istintivo come l’amore e la passione di cui si fa egregio rosso vessillo.
Ma questa è storia e leggenda concretizzate oggigiorno dalla presenza indiscussa dell’Associazione Culturale “ Terra Jonica Salentina ” che basa i propri lavori e progetti su codeste tematiche assai complesse come la “ Pizzica e la Taranta ”. L’Associazione, dunque, guidata dalla presidentessa fondatrice Sig.ra Giuseppina Caiazzo in arte Pina e dalla vicepresidentessa cofondatrice e strumentista poliedrica Carmen Screti, nonché cuori pulsanti dell’intera macchina organizzativa, operano in questo cotesto da anni immemori proprio perché come madre e figlia, la “pizzica e la taranta” sono parti integranti del loro codice genetico in quanto discendono da antenati che operavano in questo ambito fin da tempi antichi. Codesta associazione, si chiama così in onore della Madre Terra, elemento naturale creatore proprio di quella vita, che molto spesso veniva spezzata dal veleno della tanto temuta Tarantola. Terra, dunque, bagnata dallo Ionio che abbraccia gli antichi usi e costumi del Salento. In questa edizione, giunta ormai alla settima edizione, durante la “Notte della Pizzica ” si esibiranno anche altri gruppi di musica popolare di egual fama come: i “Jazzabanna” guidati dall’artista Pietro Balsamo, gruppo di musica popolare che ripropone canti della tradizione musicale delle province di Taranto, Brindisi, oltre a quelli della Provincia di Lecce, meglio conosciuti e largamente interpretati dalla maggior parte delle formazioni di riproposta, lo stesso nome “Jazzabanna” è espressione della volontà di riproporre la genuinità dell’espressione musicale popolare come era intesa decenni fa.“JazzaBanna” infatti è il nome con cui venivano chiamati i complessini musicali da piazza, appunto “chiazza banna”. Altro gruppo partecipante, è il gruppo denominato i “Pizzicati int’allu core CJS” che rappresenta la testimonianza di oltre vent’anni di tradizione popolare. Rappresentano un gruppo che dal 2007 in poi passa sotto la direzione artistica di Valerio Manisi e che, dall’acquisizione da parte della Compagnia del Teatro Jonico Salentino, raggiunge la sua ufficiale formazione e consolidazione dopo aver raccolto naturalmente le testimonianze dai vecchi cantori grottagliesi e conservata l’eredità.Nell’arco di queste meravigliose sette edizioni, alla kermesse sono stati invitati anche altri gruppi di musica popolare di una certa esperienza, come: “ I Cantacunti ” gruppo salentino di cantastorie di Manduria guidato da Maria Rosaria Coppola e Gianni Vico nonché musicisti ed attori di storie realmente accadute in tempi immemori rivisitate in chiave moderna, i “ Selva Cupina ” associazione culturale salentina composta da musicisti locali della Provincia di Taranto guidata da Aurora Abatemattei e Tony Altavilla i quali interpretano testi salentini, tarantini e irlandesi, i “ Kiantati ” gruppo di musica popolare di Monacizzo, i “ Pizzicariddi ” di Carosino, i “Camaci ” di Oria, i “ Tamburellisti di Otranto ”, i “ Don Pizzicati ” di Grottaglie, i “Domus Tarantae” di Taranto, i“ Musici Medievali ” di Monteiasi, i “ Pizzicati Sotto Lu Pete ” di Villa Castelli, i “ Cantori di Villa Castelli ”,i “Mandatari” e il gruppo folk “Katundy Në Zëmbra” di San Marzano di San Giuseppe. Dulcis in fundo i “ Terra Jonica Salentina ” apriranno e chiuderanno l’evento culturale come ogni anno a questa parte con la consueta presentazione, canti e soprattutto balli con cui la stessa Pina Caiazzo in persona aprirà le danze con tanto di “ Pizzica Salentina ” .
Dunque, tutti pronti per ballare, cantare e sciogliervi in pista? Cosa aspettate? L’invito a presenziare all’evento culturale denominato “ La Notte Della Pizzica ” a Fragagnano (Ta) c/o Zona Industriale (P.I.P.) il 30 luglio dalle ore 21.00 fino a notte fonda, da parte dell’Associazione culturale e musicale “ Terra Jonica Salentina ” è rivolto a tutti coloro i quali vorranno assistere alle diverse esibizioni della pizzica salentina, seduti comodamente su postazioni a sedere in maniera totalmente gratuita. Inoltre, si potranno degustare piatti tipici della tradizione culinaria locale salentina, grazie alla presenza di alcuni stand allestiti in un percorso enogastronomico ricreato appositamente per la serata e acquistare dei piccoli souvenir della tradizione salentina direttamente da artisti locali.
Arriva il mini wine tour targato Claudio Quarta Vignaiolo. Per immergersi nel suo mondo enologico e fare un tuffo in mare. Un percorso alla scoperta dei paesaggi, delle tradizioni, della cultura enogastronomica salentina, con visita nelle sue cantine pugliesi e nei vigneti, degustazioni, pranzo in masseria e bagno nelle acque cristalline del litorale jonico. Il mini wine tour del Salento, in programma il 6 agosto prossimo, condurrà turisti e winelovers nei territori da sempre legati alla tradizione vitivinicola pugliese: Guagnano, nelle Terre del Negromaro, dove nasce il Salice Salentino Dop Riserva che dà il nome alla cantina di Claudio Quarta, Moros e Marina di Lizzano, nel cuore delle DOP di Manduria e Lizzano, fra vigneti del Primitivo, dove sorge Tenute Emèra, importante per il suo prezioso vigneto di biodiversità.
A Guagnano si potrà visitare la cantina, ex cantina sociale degli anni ’50, oggi esempio di architettura post-industriale e ammirare tutte le opere d’arte custodite al suo interno: le tele e il murale di Ercole Pignatelli, i pregiati reperti archeologici della storia del vino del “Museo del Simposio di Claudio Quarta” conservati nella bottaia ipogea, e le botti dove si affina il Moros. Si visiterà anche il piccolo vigneto annesso, dove si lavorano le uve di Negroamaro e Malvasia Nera da viti che hanno più di trent’anni. Qui La vendemmia è manuale e la resa è bassissima per un’altissima qualità: solo 80 quintali di uva, invece dei 160 previsti dal disciplinare. Rinfresco di benvenuto con lo spumante Jacarando.
A Marina di Lizzano, si inizierà con la visita dei vigneti e dell'antico casino di caccia, appartenuto al primo Presidente del Consiglio del Regno d’Italia del primo dopoguerra, Francesco Saverio Nitti, dove gli antichi palmenti dei primi del ‘900 sono in restauro. Piccola pausa con bagno al mare, a due passi da Tenute Eméra, con possibilità di cambio e doccia. Il tour proseguirà con la visita della cantina “dal tetto d’erba”, una struttura ipogea su tre livelli, costruita sfruttando un salto di quota naturale di 7 metri sul livello del mare e scavando per ulteriori 13 metri, della bottaia ipogea e dell’antica stalla, oggi sala degustazioni, con l’enorme camino che serviva per la preparazione del formaggio e a scaldare i pastori durante le notti di guardia al bestiame. Pranzo con la Cucina della Cantina (prodotti a km 0, ricette tradizionali) nella corte della masseria con degustazione dei vini delle cantine Claudio Quarta Vignaiolo. Alle 17:00 partenza per rientro con possibile sosta alla Riserva Naturale Salina dei Monaci (Torre Colimena) la “casa” dei fenicotteri rosa.
Partenza in bus alle ore 8.00 dal Villaggio Specchiulla, Torre Sant’Andrea (LE) (primo ritrovo) e alle ore 9.00 da Lecce - Piazzale Carmelo Bene (ex Foro Boario) (secondo ritrovo). Rientro previsto per le ore 19.00.
Info e prenotazioni +39.342.9738931 - Ticket: €45 - il tour si effettuerà al raggiungimento di 30 adesioni.